Adesso corre da solo Marco Palmieri della Piquadro. O meglio, come dice lui, «insieme con gli investitori», che da ottobre, se tutto va bene, compreranno il 35% della sua società attraverso il collocamento previsto sul listino Expandi della Borsa Italiana.
Una quotazione attesa quella dell'azienda bolognese, specializzata in pelletteria di design dal contenuto tecnologico: «Sostituisco un socio finanziario unico, la Bnl investire impresa, entrata nel capitale due anni fa, con il mercato» riassume l'imprenditore, che proprio grazie al private equity ha trasformato un'azienda manifatturiera in una piccola multinazionale capace di applicare il principio «progettazione e marketing italiano ma produzione cinese».
Era stata la Fineco, entrata in Piquadro nel 2001 al 25% (e uscita dopo quattro anni con una plusvalenza di 5 milioni di euro) a consentire a Palmieri il salto: aprire uno stabilimento in joint-venture a Zhong Shan, nel Guandong, per produrre gran parte delle sue borse e valigie hi-tech. Un passo che ha portato l'azienda a risultati di bilancio tali da attrarre l'attenzione della Mediobanca, global coordinator del collocamento: un fatturato di 35 milioni con un utile lordo di 10, in aumento dell'82% rispetto allo scorso esercizio. Non è rimasto un caso isolato: negli ultimi tre anni la redditività è salita in media del 36%, con un margine operativo attestato su indici del 20%.
Obiettivi futuri? L'espansione globale del marchio, che oggi realizza in Italia 1'80 per cento dei ricavi, ma che ha già trovato buona accoglienza in templi internazionali dello shopping come Harrods, Selfridge's, El Corte Inglés, Harvey Nichols. Senza contare la presenza consolidata in Asia grazie a una base a Hong Kong.
Estratto da Panorama del 13/07/07 a cura di Pambianconews