Hanno intitolato la loro assemblea «il day after del sistema tessile moda italiano». Perché, se è vero che alle spalle ci sono anni difficili, è anche vero che questo settore, rispetto a tutto il manifatturiero italiano, continua a rappresentare un quarto dell'attivo della bilancia commerciale, l'11% dell'occupazione e il 7% del valore aggiunto. Insomma, come ha detto Paolo Zegna (nella foto) in occasione dell'assemblea di Smi-Ati (l'organizzazione confindustriale del tessile-abbigliamento) che lo ha confermato presidente, le Cassandre sono state smentite.
Il settore ha tenuto e la ripresa c'è, anche se a trainarla sono le aziende più grosse e ora si tratta di allargarla alle altre. È stata, quella di Zegna, una relazione dall'impronta più «politica» del solito, nella quale ha esaminato il «prima e il dopo» accordo Multifibre, ha messo un punto sul passato e si è molto concentrato sul futuro. Ha detto esplicitamente che non è stata la Cina la causa prima di tutti i mali delle imprese italiane, le quali avevano iniziato a perdere terreno ben prima della fine del Multifibre, per via dell'attacco alle due torri di New York, per il calo dei consumi della Ue, per l'aumento dell'euro. E anche per alcune colpe degli stessi imprenditori. «Per essere più bravi degli altri dobbiamo impegnarci di più e sapere sempre un po' più di loro, ha detto Zegna. Ma le ore di formazione sono aumentate solo nelle aziende oltre i 500 dipendenti».
Perché il punto è che la competizione aumenterà sempre più. « Il piano quinquennale cinese prevede 3 milioni in più di persone impiegate, un 10% in più di produttività per anno, più attenzione alla qualità e crescita dei marchi propri, intensificazione delle relazioni internazionali. Tendenze, ha detto Zegna, che verranno probabilmente seguite a breve da altri Paesi, come l'India e il Bangladesh». E ha segnalato il caso del Giappone «che ha visto resuscitare la propria industria tessile spostando il terreno di gioco dai tessuti tradizionali alle fibre e ai prodotti supertecnologici».
L'unica soluzione è quella di rimanere sempre in testa, per posizionamento alto e altissimo dei prodotti, per innovazione, per capacità di capire i mercati e i consumatori. «Non intendiamo nascondere e nasconderci i molti problemi che come singoli e come sistema siamo chiamati ad affrontare. Ma è forte la convinzione che possiamo farcela».
Estratto da CorrierEconomia del 2/07/07 a cura di Pambianconews