German Frers, uno dei progettisti di yacht più celebri al mondo, ha proposto a Massimo Suppancig (nella foto), amministratore delegato di Valextra, di creare un baule morbido e un porta-abiti per la barca a vela. «Così siamo andati insieme a Portofino al Trofeo Zegna, racconta ora Suppancig presentando i nuovi prodotti, e con un gommone abbiamo attraccato a molte delle barche ormeggiate in rada, andando di persona a verificare gli spazi».
Il bagaglio da vela, smontabile e ripiegatile grazie a un sistema di cerniere perimetrali, è solo uno degli esempi dello sforzo di innovazione infuso nell'azienda milanese, fondata nel 1937 da Giovanni Fontana, dall'arrivo di Suppancig, che è anche socio dell'azionista di controllo, l'immobiliarista Emanuele Carminati, nel 2002.
«Dopo essersi aggiudicata un premio del calibro del Compasso d'oro con una borsa da lavoro che ancora oggi porta quel nome, dice l'AD, l'azienda negli anni 70 si era assopita. E quando Carminati l'ha rilevata nel 2000 ha scoperto che non c'erano più qualità e valore del marchio che invece immaginava». A quel punto ha chiamato Suppancig, in precedenza ai vertici di Benetton, Gft, Escada e Hugo Boss, affidandogli un compito difficile: rivitalizzare il marchio nel segmento top del lusso.
Tre i punti salienti individuati per inserire Valextra nel segmento lusso: acquistare i migliori pellami e materiali del mondo; garantire un'eccezionale qualità delle finiture; mettere a punto uno stile rigorosamente no logo. «L'innovazione è fondamentale, conclude Suppancig, e ovviamente impatta sul conto economico. Siamo ancora una piccola azienda, 7 milioni di euro di ricavi nel 2007, ma siamo appena ripartiti da zero e cresciamo del 25% anno su anno. La start-up è terminata: ora passiamo allo sviluppo, anche nella distribuzione, con negozi diretti e in partnership. A. breakeven andremo a fine 2009».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 28/06/07 a cura di Pambianconews