«I piccoli imprenditori sono più rapidi, più veloci, hanno mille idee e una grande passione. Da loro c´è molto da imparare». Tenetela a mente questa frase pronunciata da Giovanni Burani, amministratore delegato del Mariella Burani Fashion Group (MBFG) perché è uno dei concetti-chiave per comprendere la crescita veloce (25% annuo da sei anni) di un gruppo che si sta conquistando sul campo la leadership nel settore del lusso accessibile, il più dinamico nel settore del fashion. E che ora sta spostando con grande rapidità il suo baricentro dal comparto dell´abbigliamento che nel 2000 copriva il cento per cento dei ricavi (e ora è sceso sotto il 50%) ai più redditizi mercati della pelletteria e della gioielleria. L´obiettivo: portare il “peso” di cuoio e gioielli al 70% dei ricavi nel giro di un paio d´anni.
Insomma, il modello di business funziona. Lo confermano i conti del primo trimestre 2007 di Mariella Burani Fashion Group: fatturato a 178,1 milioni in aumento del 26,2% sullo stesso periodo del 2006, ebitda a 25,5 milioni (+32,7%) e utile prima delle imposte a 13,9 milioni (+36%). Calici in alto, dunque. Anche perché da una parte il margine operativo lordo (ebitda) della pelletteria si aggira attorno al 16% e quella della gioielleria attorno al 14% (ma Giovanni Burani conta di guadagnare altri due punti) contro il 12,7% dell´abbigliamento. E dall´altra per due fenomeni importanti che chiamano nuovamente in causa i maghetti della pelletteria e quelli dei gioielli. Il primo si chiama «cross-fertilazation» e il secondo sono le licenze. Senza contare, ovviamente, i ricavi aggiuntivi portati in dote dalle aziende acquisite.
Gli imprenditori manager, dunque. Ma non solo. Ormai da tempo, infatti, Mariella Burani Fashion Group sta aprendo ogni anno decine di negozi con un occhio particolare verso il Medio Oriente e il Far East, le aree in cui il mercato del lusso accessibile sta crescendo con maggiore rapidità. Alla fine del 2007, quindi, le griffe e i marchi del gruppo potrnno contare su circa 345 punti di vendita contro i 320 attuali, divisi quasi in parte uguali fra negozi di proprietà oppure in franchising.
Estratto da Repubblica – Affari&Finanza del 21/05/07 a cura di Pambianconews