È un'attrazione irresistibile quella che unisce i grandi marchi del fast fashion agli stilisti di culto e alle celebrity più quotate. Il primo tentativo, accolto con un successo inaspettato, risale all'autunno del 2004 quando il colosso svedese Hennes & Mauritz arruolò Karl Lagerfeld per la creazione di una mini limited edition a scadenza. Da allora le identità creative più diverse (da Stella McCartney e Viktor & Rolf sempre per H&M fino ai Proenza Schouler per Target) si sono cimentate in piccole collezioni per la gioia dei fan fashionisti e del grande pubblico che, per una volta, ha potuto accostarsi ai loro designer preferiti senza immolare lo stipendio.
"Dal punto di vista delle grandi catene di moda si tratta di operazioni ad alto valore aggiunto", ha spiegato a MFF Carlo Pambianco, presidente Pambianco Strategie di Impresa, "uniscono collezioni low budget a nomi evocativi che garantiscono visibilità e attraggono il cliente. E soprattutto possono continuare a crescere mantenendo i ritmi di sviluppo che hanno registrato durante gli ultimi esercizi. Dal punto di vista dei nomi è importante sottolineare che fino a che si tratta di creativi non imprenditori la realizzazione di questo tipo di linee ha un enorme ritorno di immagine, diverso se si tratta di stilisti-imprenditori. Le celebrities si possono divertire con la moda ma quello non è il loro main business quindi bene all'affiancamento a marchi che raggiungono il più ampio numero di clienti, per nomi del lusso come, per fare solo un esempio, Versace sarebbe impensabile perché ha già linee dedicate a diversi target: il cliente oggi è molto pragmatico e non si rivolge più al marchio top se può averne lo stile a prezzi decisamente più abbordabili".
Estratto da MFFashion del 10/04/07 a cura di Pambianconews