Si chiama Yasuhiro Yamaguchi, è nato a Nagasaki 40 anni fa e da sempre fa l'analista, prima alla britannica Barclays Bank e poi alla svizzera Ubs. Ma solo in queste settimane Yamaguchi è diventato famoso: perché il neopromosso capo degli analisti sul lusso, con il suo report da 176 pagine che segna la nascita di una divisione dedicata dalla Ubs a un settore che vale tra i 130 e i 150 miliardi di euro, ha aperto un dibattito nel mondo delle banche d'affari.
Yamaguchi non solo vede rosa per il 2007, ma è certo che anche nei prossimi anni le aziende del lusso continueranno a fare grandi profitti, con una media nel lungo termine del 18% di margine operativo lordo e del 16% di ritorno netto sull'investimento azionario.
È soprattutto l'effetto ««silver generatiom», la generazione dai capelli d'argento, che rende ottimista Yamaguchi. «Nel lusso la domanda viene in prevalenza da consumatori di mezza età che sono in aumento nel mondo» sostiene Yamaguchi, il quale ha calcolato che entro il 2015 i 50-59enni e i 60-69enni cresceranno del 15%. E visto che quei clienti sono propensi ad acquistare beni esclusivi, ma anche di valore sostanziale, Yamaguchi fa previsioni ottimistiche per le aziende di gioielli e orologi (tra le sue preferite ci sono Bulgari, Richemont e Swatch), mentre è meno positivo sull'abbigliamento e sulle borse, che oggi rappresentano per tutti una macchina da soldi.
Un fatto è certo per Yamaguchi: entrare nel mondo del lusso per nuovi concorrenti sarà sempre più difficile, perché alle griffe è richiesto di avere soprattutto storia e tradizione, «l'unica strada è trovare una bella addormentata, un'azienda con un nome ma magari con problemi finanziari o di strategia da riportare a nuova gloria, come ha fatto il Gruppo Gucci con Bottega Veneta». Le «sleeping beauties» potenziali, del resto, non mancano. I nomi? « Penso a Lanvin, Balli o alle italiane Versace e Ferragamo» dice Yamaguchi.
E chi è il principe azzurro ideale? «Vanno bene i fondi di private equity, i gruppi tipo Lvmh o Gucci Group e anche le vecchie famiglie proprietarie» conclude Yamaguchi. « Comunque un buon manager è essenziale».
Estratto da Panorama del 16/02/07 a cura di Pambianconews