Scaffali mezzi vuoti. Giacche e pantaloni un po' in disordine. Cartellini con i saldi: meno 50 e meno 70%. Pochi abiti, solo taglie forti. Aria malinconica di smobilitazione. Stamattina chiude l'Upim di piazza San Babila, il più antico di Milano. Era lì da settant'anni. Chiude per la più semplice e cinica legge di mercato: costi alti, ricavi insufficienti. Era il negozio flagship dell'azienda: il negozio «bandiera». Non è servito a salvarlo. Da oggi l'Upim di punta, a Milano, sarà quello di via Torino.
Era un pezzo di storia dei consumi, il negozio di San Babila. Figlio della rivoluzione del commercio di fine '800. Nel 1877 in città nasce il primo grande magazzino, che nel 1918 diventerà «La Rinascente». Dieci anni dopo sarà la stessa Rinascente a creare l'Upim. Il nome è l'acronimo di Unico Prezzo Italiano Milano, forma popolare di grande magazzino per i ceti sociali più bassi.
È un cerchio che si chiude. In una piazza San Babila che cambia pelle, con 27 negozi a rischio nel palazzo che ospita il Teatro Nuovo e la chiusura del garage Traversi, l'Upim di piazza San Babila (2.700 metri quadrati costati 80 milioni di euro) cede al capitale degli immobiliaristi, all'internazionalismo delle griffe, all'avanzata dei concept store e dello shopping di lusso. Il progetto: unire l'Upim, le vetrine Miu Miu di corso Venezia e il garage Traversi. Firma del gruppo Aedes e inizio lavori a metà anno. Boutique tra aree benessere, terrazze panoramiche, giardini pensili, ristoranti.
Estratto da Corriere della Sera del 23/01/07 a cura di Pambianconews