Entro fine mese Dawson potrebbe finalmente parlare italiano. Il gruppo di investitori in procinto di entrare nel capitale dello storico marchio di cashmere scozzese ha preso le sembianze di sette imprenditori del settore tessile italiano, tra cui spiccano i nomi di Alfredo Canessa (attuale presidente di Ballantyne), Maurizio Romiti (Pentar), Gaetano Marzotto e la famiglia Ciocca (già proprietaria di un altro marchio del cashmere inglese, Druhmor). Il capo cordata è, invece, Luciano Donatelli, ex top manager del gruppo Zegna, già scelto dai soci come futuro ceo della nuova Dawson. L'obiettivo è quello di creare un ponte ideale tra Biella (patria dei filati italiani) ed Edimburgo per dare vita al primo polo internazionale del cashmere, che saprà sposare il savoir faire e la capacità produttiva britannica (oggi il gruppo Dawson, con 1,5 milioni di chili di cashmere è il primo esportatore nel mondo di questo prezioso filato) allo stile e alle capacità manageriali italiane.
Il piano messo a punto dal pool di imprenditori, secondo fonti finanziarie vicine alla cordata, prevede in cinque anni di passare dagli attuali 120 milioni di sterline di ricavi a 200 milioni, riportando l'azienda in profitto. Nel polo, però, non ci sarà solo Dawson. Il progetto, una volta ottenuto il controllo della società, è di compiere alcune acquisizioni di marchi minori e di maggior design attivi nel settore per completare l'offerta dei capi nel prezioso filato.
Ora la parola passa ai fondi inglesi che da qualche anno controllano il capitale del gruppo: oltre a Tav (Third Advance Va.) che detiene il 29%, un 7% è di Guimies Peat, il 9% da Cantor & Fitzgerald e l'8% da Gam. Un altro 20%, invece, è nelle mani di Giovanni Ghione che fino alla scorsa primavera ha ricoperto la carica di vice presidente di Dawson.
Estratto da Finanza & Mercati del 11/01/07 a cura di Pambianconews