Ubaldo Livolsi «ha sacrificato gli interessi della Fin.Part., di cui era amministratore e poi presidente del cda oltre che advisor, agli interessi delle banche esposte nei confronti di Fin.Part, che volevano rientrare da quella esposizione, ben consapevoli delle difficoltà in cui versava» l'holding della moda di Gianluigi Facchini fallita nel 2005. Per questo il gip Piero Gamacchio, accogliendo in 111 pagine la richiesta del 4 ottobre del pm Luigi Orsi, ha vietato per due mesi a Livolsi (indagato per concorso nella bancarotta Fin.Part.) di esercitare incarichi direttivi nelle società: quindi anche la presidenza della sua banca d'affari Livolsi&Partners e il ruolo di consigliere in Fininvest per conto di Veronica Lario.
Artefice nel 1996 della quotazione in Borsa di Mediaset, poi banchiere d'affari e advisor di imprenditori come Stefano Ricucci nella fallita scalata del 2005 alla Rcs, anni fa Livolsi, come top manager di Berlusconi, fu suo coimputato nel processo All Iberian per falso in bilancio, e nel 2005 prosciolto col premier perché il fatto non era più previsto come reato dalla nuova legge varata nel 2001.
Ora questa interdizione per il crac Fin.Part. è definita «una inutile mortificazione» dai difensori di Livolsi: «Ne è evidente l'inutilità a due mesi dalla richiesta del pm e dopo l'interrogatorio di Livolsi, che aveva chiarito la propria completa estraneità ai fatti contestatigli».
Estratto da Corriere della Sera del 7/12/06 a cura di Pambianconews