Dopo la letteratura, la musica, le arti figurative, l'architettura, il teatro e la cinematografia, il diritto d'autore viene applicato al design. Proprio nella capitale del design, sede del Salone del Mobile, ormai diventato punto di riferimento mondiale per gli operatori del settore. Con un provvedimento che non ha precedenti, il 28 novembre scorso il Tribunale di Milano riconosce la «piena tutela d'autore al mobile di design, con una decisione che apre la strada a una protezione dei mobili di arredo di alto profilo».
Il giudice, in seguito al ricorso della Vitra Patente A. G., società titolare dei diritti di utilizzazione economica della sedia Panton Chair, creata dal designer Verner Panton nel 1959/60, ha disposto il sequestro di 110 sedie commissionate da un noto negozio milanese che le faceva produrre in Cina. Le sedie, chiamate Loft dallo store che le vende dal 2004, riproducono esattamente la Panton Chair della Vitra, circostanza che la società milanese che le ha commissionate per i suoi negozi non ha negato.
La Vitra, che ha sempre posseduto i diritti dal momento della creazione della prima opera, nel 2000 ha rinnovato il contratto di licenza con l'erede del designer. Attraverso lo studio legale milanese Trevisan & Cuonzo, specializzato in materia di tutela intellettuale, che assiste la Vitra nella causa, la società ha ottenuto il sequestro in via d'urgenza di un container con le «copie» della Panton Chair presso la dogana di La Spezia. Il provvedimento punta a evitarne la commercializzazione e lo sfruttamento economico.
La Panton Chair, come numerosi altri mobili e oggetti di design del «made in Italy», è esposta in importanti musei di tutto il mondo a dimostrazione del valore e dell'importanza creativa attribuita all'ideatore. Il Tribunale di Milano, nel caso della Panton Chair, ha preso in considerazione questo aspetto. Nella motivazione, infatti, ha osservato che «la circostanza che molti musei d'arte contemporanea comprendano tale opera del design nelle loro collezioni, costituisce elemento di conferma obiettiva dell'attribuzione, all'opera del design in questione, di un significato e di un valore che trascende la mera caratterizzazione di un modello di sedia». Al di là delle forme e delle linee che esaltano la bellezza estetica, e che catturano l'apprezzamento del pubblico e dei consumatori, il giudice ritiene rilevante l'interesse che l'oggetto suscita in soggetti ed enti che non hanno motivazioni di natura economica. Il giudice, in pratica, ritiene di applicare la tutela del diritto d'autore esaltando il valore artistico. Viene riconosciuto, dunque, il pregio che il designer apporta all'aspetto esteriore, contribuendo a quel valore aggiunto che fa di un mero oggetto di arredamento un'opera di valore artistico.
Se questa decisione verrà confermata nella fase successiva del giudizio, la tutela basata sul copyright al mobile di design d'autore diventerebbe una certezza e una garanzia per chi opera nel settore. Dopo borse, cinture, orologie e tutti gli accessori possibili copiati dalle griffe più, la lotta alla contraffazione punta insomma dritta al design.
Estratto da Corriere della Sera del 3/12/06 a cura di Pambianconews