Per ora è solo un primo passo, ma l'intenzione del gruppo Mariella Burani è di arrivare a creare un polo della gioielleria che possa portare ricavi complessivi compresi tra i 30 e i 40 milioni nel prossimo esercizio. L'acquisizione di Facco Corporation, attiva nella produzione e distribuzione di gioielli in oro, argento e pietre preziose nel segmento del lusso accessibile, si muove proprio in questa direzione. Anche se, a dar man forte alla creazione di un vero e proprio polo della gioielleria, potrebbero contribuire altre acquisizioni, non escluse dal management di Mariella Burani.
I conti sono presto fatti: Facco Corporation stima di chiudere il 2006 con un fatturato di 13 milioni: quel che resta per arrivare alla soglia minima dei 30 milioni stimati potrebbe essere raggiunto anche attraverso una crescita per linee esterne. L'acquisizione di Facco viene definita un primo passo nell'ambito di un progetto più ampio che è quello di aggregare tre o quattro aziende di piccola dimensione, complementari fra di loro per posizionamento di prezzo e di mercato, con il target di generare tra gli 80 e i 100 milioni di vendite totali nel periodo tra fine 2008 e gli inizi del 2009.
In Italia il mercato della gioielleria è molto frammentato e uno dei principali limiti allo sviluppo delle aziende è rappresentato proprio dalle ridotte dimensioni. Escludendo Bulgari, infatti, i principali marchi nel gioiello sono Damiani, Pomellato e Chimento (con 50 milioni di fatturato) e nel segmento del lusso accessibile figurano Binda, Dodo, Pianegonda e Morellato. All'estero, invece, nel segmento del lusso accessibile (100-200 euro di prezzo alla clientela retail), c'è la greca Folli Follie che produce e. distribuisce gioielli, orologi, accessori attraverso 280 punti vendita in tutto il mondo, il cui modello di offerta integrata è un successo.
Le stime sul polo gioielleria di Mariella Burani, che a livello di gruppo conta di chiudere il 2007 con un fatturato di 680-700 milioni, indicano che la sola Facco, senza acquisizioni, possa crescere con un tasso medio annuo del 20%, superando i 40 milioni a seguito dell'espansione sui mercati emergenti (Russia, Europa dell'Est, Asia e Medio Oriente). Il tutto con un margine operativo lordo compreso fra il 16 e il 20% al 2010, per l'effetto combinato di un aumento dei volumi e dei prezzi, grazie all'arricchimento del mix di prodotto. La sfida è appena iniziata, ma il gruppo Burani, per sviluppare il nuovo polo, può contare, a livello di sinergie, su una rete di circa 300 negozi e su marchi noti a livello internazionale.
(Nella foto l'AD Giovanni Burani).
Estratto da Finanza & Mercati del 28/11/06 a cura di Pambianconews