Il rilancio di Frette è nelle mani di Coraline, società americana che fa capo alla Private Equity JH Partners, cui è definitivamente passato il marchio italiano di biancheria di lusso. Frette fino al 1998 è stata quotata in borsa, successivamente è finita nella galassia Finpart che come tutti sanno ha passato un mare di guai. Come spiega l´amministratore delegato Enrico Marinelli, l´uomo che ha gestito il passaggio del gruppo agli americani ««la trattativa per l´acquisto del marchio è stata lunga e difficile, proprio a causa dei problemi che hanno travolto Finpart, ma dal 2004 quando finalmente abbiamo preso la gestione della società è partita una politica di rilancio del marchio che inizia a darci molte soddisfazioni».
Marinelli Frette la conosce molto bene, avendoci lavorato per anni prima del passaggio di proprietà a Finpart. «E´ un marchio di altissima qualità. Purtroppo in Italia ha perso molto in immagine, ma all´estero, soprattutto negli Stati Uniti è simbolo di lusso puro». Tra le novità per le prossime stagioni c´è il lancio di una linea di abbigliamento comodo ed elegante per stare in casa: «Nel settore manca completamente qualcosa del genere, una linea “dègagé” da indossare dopo il lavoro e prima di andare a dormire, che non sia un pigiama e neanche una tuta da ginnastica». Frette ha inoltre ricominciato a fornire lenzuola, asciugamani e anche pigiami alla catena alberghiera Ritz Carlton: «In un anno abbiamo venduto ottocentomila pezzi».
Il fatturato del gruppo attualmente è di 85 milioni di euro, pari a quello della gestione Finpart: «La differenza è che oggi i conti sono sani». In realtà più che ad aumentare le vendite, spiega l´Amministratore delegato: «Oggi puntiamo alla qualità estrema, ai mercati più alti. Siamo gli unici al mondo a fare esclusivamente biancheria per la casa, gli altri che lo fanno hanno anche altre attività, ad esempio abbigliamento». Il rilancio del marchio passa anche attraverso l´ampliamento del numero dei negozi, attualmente circa cento. «La nostra politica è di controllarli tutti direttamente, quindi assolutamente niente franchising». Per quanto riguarda la produzione, affidata completamente a terzi, dall´Italia arrivano le linee top, dall´Egitto e dal medio Oriente quelle per gli alberghi e dall´Asia i prodotti che finiscono nei cosiddetti «negozi catena».
Estratto da Affari & Finanza del 27/11/06 a cura di Pambianconews