Frank Ghery entra nel mondo della gioielleria. Era dai tempi di Paloma Picasso (1980) e prima ancora di Elsa Peretti (1974) che Tiffany & Co. non affidava le sue collezioni a designer di fama mondiale. Questa volta il gruppo ha scelto l'architetto che ha realizzato il Guggenheim Museum di Bilbao e il Walt Disney Concert Hall di Los Angeles.
Ieri sera è stata la volta del lancio della nuova linea in Italia, esattamente a Milano. «L'Italia per il business di gruppo è considerato ancora un Paese emergente, spiega Raffaella Banchero, dal 2004 direttore generale di Tiffany, La prima boutique italiana risale alla fine degli anni 80, a Milano. Da allora, nel 2001 ci sono state solo le aperture di Firenze e Roma. Ma visti i buoni risultati, ora siamo pronti a investire su altre grandi città. Tra Europa e Italia abbiamo in cantiere per i prossimi tre anni, quattro o cinque nuovi punti vendita».
In effetti, stando ai dati semestrali 2006 (il bilancio del terzo trimestre sarà disponibile il 15 novembre) i ricavi del retail europeo sono cresciuti del 20% diventando il secondo mercato dopo Giappone e Asia. Più statiche le vendite negli States (+5%), che possono contare oltre alla prima linea del gruppo anche sul marchio Iridesse, dedicato al mondo delle perle, e in commercio per ora solo in territorio americano. «Per quanto riguarda i prodotti Tiffany, continua il direttore del gruppo che nel primo semestre 2006 ha registrato un giro d'affari per 1,11 miliardi di dollari, sono gli stessi in tutto il mondo. E unica resterà anche la Borsa su cui è quotato il titolo, ossia il Nyse di New York».
Estratto da Finanza & Mercati del 14/11/06 a cura di Pambianconews