Economia, cultura, ambiente e sanità. La rincorsa dell'Italia alla locomotiva cinese partirà da questi quattro settori. Lo ha detto ieri il presidente del Consiglio, Romano Prodi, tirando le somme della missione italiana arrivata oltre la Grande Muraglia. Dopo anni di approcci incerti, questa volta il sistema Italia si è finalmente presentato ai cinesi con un progetto di collaborazione articolato e credibile. Si tratta di progetti che aprono spiragli per lo sviluppo di business nei più disparati settori.
«Questa visita rappresenta davvero una svolta nelle relazioni tra Italia e Cina», ha detto Prodi rivolgendosi al suo interlocutore, il premier Wen Jiabao. «Un leader lungimirante» che insieme al presidente, Hu Jintao, sta cercando di aprire la fase due dello sviluppo economico cinese, vale a dire la re-distribuzione del reddito tra città e campagne, tra ricchi e poveri. In questo contesto, l'Italia è pronta ad aiutare la Cina offrendole la propria esperienza che non ha uguali al mondo: il traghettamento dolce dall'economia contadina del Dopoguerra a un sistema manifatturiero composto da un fitto tessuto microimprenditoriale che ha trovato la sua massima espressione nei distretti industriali.
L'obiettivo strategico di fondo resta quello già individuato diverse volte in passato nei colloqui bilaterali: riequilibrare i rapporti commerciali tra Roma e Pechino. L'Italia esporta in Cina circa la metà di quanto il Celeste Impero vende al Belpaese; ma quel che è più preoccupante è che la forbice si va allargando sempre di più. Il problema è come realizzare questo riequilibrio. «È chiaro che non può trattarsi di un fatto formale e non possono esserci obblighi perché operiamo in un'economia di mercato, ha risposto Prodi. Ciò che possiamo fare insieme ai cinesi è creare le condizioni affinché aumentino gli investimentiincrociati tra i nostri due Paesi, e al tempo stesso aumentino gli spazi di penetrazione sul mercato cinese per le aziende italiane».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 19/09/06 a cura di Pambianconews