Il “moda in Italy” sta ricominciando a tirare. E alla grande. O almeno è quanto risulta dai bilanci semestrali delle aziende, resi noti in questi giorni. Secondo i dati Smi-Ati l'industria dell'abbigliamento ha chiuso il 2005 con un fatturato di quasi 52 miliardi di euro. Il settore si dimostra in salute soprattutto sui mercati esteri, cui è destinato oltre il 50% della produzione.
“Gli effetti si vedono”, afferma Carlo Pambianco, fondatore dell'omonimo società di consulenza che da quasi 30 anni seziona il pianeta delle griffe nostrane, osserva: “Paradossalmente la crisi del recente passato si è rivelata un buon antidoto, perché le aziende più miopi hanno capito che era giunta l'ora di razionalizzare”. “Basta dare un'occhiata ai conti delle nostre maison, quotate e non”, continua Pambianco, “per rendersene conto”. “Dopo il 2003, la crescita è stata una regola per tutti o quasi”.
I conti, in effetti, non sono mai stati così brillanti. I 140 milioni di fatturato in più finiti nelle tasche di Giorgio Armani nel 2005 vanno a braccetto con le straordinarie performance di altri protagonisti. Da Mariella Burani a Valentino. Loro Piana ha una lista d'attesa lunga quasi un anno. Persino Versace, sotto la guida di Di Risio, ha dato una sterzata ai bilanci, tornando all'utile operativo in 18 mesi.
Le sfilate di Milano Moda 2007 arrivano, dunque, nel momento ideale: fatturato in forte crescita, esportazioni al galoppo e bilanci in attivo.
Estratto da Economy del 15/09/06 a cura di Pambianconews