Paolo Zegna, presidente di Smi-Ati, la federazione di imprese tessili e moda Italiane ha lanciato ieri un messaggio fin troppo chiaro alla riunione dell'assemblea di settore a Milano, confermando che gli imprenditori italiani sono determinati a giocare fino in fondo la partita nei nuovi scenari globali: “L'industria del tessile-abbigliamento-moda italiana non ha bisogno e non chiede nessun tipo di protezionismo”, ha dichiarato Zegna, “ma ha bisogno dell'aiuto del governo italiano al massimo livello internazionale, per far valere su tutti i mercati condizioni di reciprocità e di trasparenza”.
Sul tavolo vi è soprattutto la questione sulla provenienza dei prodotti, a tutela anche dei consumatori, di cui si discute da mesi. “Trasparenza vuol dire ottenere al più presto l'obbligatorietà, per il nostro settore, dell'indicazione dell'etichetta d'origine”, ha ribadito Zegna, “inizialmente per i prodotti importati dai paesi extra-Ue, in una seconda fase, per tutti i prodotti circolanti nell'Unione europea, proprio come accade praticamente in tutti i mercati del mondo”.
Secondo i nuovi dati elaborati dal Centro Studi Smi-Ati, la Federazione imprese tessili e moda italiane nel 2005 ha realizzato un fatturato complessivo di quasi 52 miliardi di euro e continua a caratterizzarsi per la presenza dominante di imprese di piccole dimensioni: il numero medio di addetti per impresa è di 8,5; il fatturato medio aziendale è di circa 850 mila euro, mentre i ricavi pro capite sono di poco inferiori ai 100 mila euro.
L'industria tessile sviluppa il 42% del fatturato complessivo della filiera grazie alle quasi 17 mila imprese attive (27,4% del totale) in cui sono impiegati circa 184 mila addetti (il 35% del totale). Nell'industria dell'abbigliamento-moda, che si caratterizza per una maggior incidenza relativa del fattore lavoro, operano invece oltre 45 mila realtà aziendali nelle quali sono impiegati quasi 341 mila addetti e dove viene realizzato il 58% del fatturato complessivo della filiera. Il business export la fa poi da padrone. Nel 2005, la quota delle vendite estere sul fatturato complessivo ha superato abbondantemente la soglia del 50%.
Estratto da ItaliaOggi del 19/07/06 a cura di Pambianconews