Piccoli marchi crescono, alla conquista di fette di mercato. Accanto alle griffe affermate, che in molti casi trainano la “ripresina” del settore moda e a quelle (tante) ancora in cerca di rilancio, la 70esima edizione di Pitti Uomo incorona una nuova categoria di aziende giovani che punta a ritagliarsi un posto nel mondo del made in Italy. Forti delle esperienze accumulate come terzisti o designer di gruppi importanti. E ora decise ad affermare un marchio proprio, che esprima al meglio l'idea imprenditoriale e permetta di essere visibili e identificabili sul mercato.
A capo di questo drappello c'è la torinese Batrax, nata a inizio 2003 dall'alleanza tra Fabrizio Danna, da 20 consulente stilistico per marchi prestigiosi, il distributore Flavio Billeri e l'azienda perugina Confezione Modi, arrivata a fatturare 15 milioni e a produrre 750mila capi con i marchi sportswear e jeanswear Jaggy e Whop, e ora pronta a fare un ulteriore salto (previsti 22 milioni nel 2006) con i nuovi University place e Cashus, quest'ultimo in società col calciatore Alessandro del Piero. Guarda già oltreconfine SoloSali, il marchio debuttante dell'azienda Maglierie Cristina di Reggio Emilia, alle spalle un'esperienza ventennale nella produzione per Max Mara e Jeckerson (120mila capi e 2,5 milioni di fatturato) e ora «la voglia di sbarcare sul mercato, spiega Cristiano Casini, 36 anni, titolare assieme a Fabio Zambelli, 40 anni, portando la t-shirt nella maglieria e facendo la scelta forte della polo come monoprodotto». L'obiettivo di SoloSali per le prossime due stagioni è di vendere 30mila capi, con un fatturato sui 200-250mi1a euro.
Chi ha investito (circa un milione) per creare e lanciare un marchio è invece la perugina Puntotex, façonista di maglieria da 4 milioni di ricavi, a cui oggi somma gli 1,8 milioni del brand Magliaro, arrivato in un lustro a 23mila capi, mettendo a segno una crescita del 30% a stagione. È il sogno di Pellico108, il marchio di borse realizzate riutilizzando sacchi del caffè e vecchi pellami da Giancarlo Scaramuzzo, torinese di 35 anni, che con la sua Sca fashion (300mila euro di ricavi) produce il beachwear di Dolce&Gabbana e ora ha in testa altre linee «per esprimere qualcosa di mio». Ci prova anche Fulvia Tarabusi, 46 anni, titolare dell'omonima azienda di maglieria in cashmere di Reggio Emilia (SOOmila euro di ricavi), che a Pitti lancia Jack e Clarabella, una singolare linea di oggetti da regalo (felpe, coperte, vestaglie, grembiuli) che nasce dalla vera storia d'amore tra lei e un otorinolaringoiatra. Le vie della creatività, e del mercato, sono infinite.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 22/06/06 a cura di Pambianconews