Si apre oggi la 70esima edizione di Pitti Immagine Uomo. Per noi è anche l'occasione di un check up del sentimento di Firenze verso il suo futuro e le tendenze internazionali. Se per la moda sembra tornato a prevalere un certo ottimismo, parlando della città è ancora presto per tirare il fiato. L'abbiamo detto al vice-premier e ministro della cultura Rutelli: contro la sindrome del declino nazionale, Firenze può svolgere un ruolo fondamentale per il rilancio dell'industria, della cultura e del turismo. Non come vetrina, ma come modello di interazione tra i settori e di capacità progettuale. A patto però che si affermi una concezione diversa dello sviluppo. Per una Fondazione della Cultura che muove i primi passi, c´è un vivace sistema dell'arte contemporanea che in cambio di più coordinamento e peso politico-culturale potrebbe trainare una nuova immagine dell´area metropolitana. E che però ha appena perso un possibile pivot pubblico o semi pubblico come il Quarter. Ci sono notevoli possibilità di rilanciare i convegni internazionali, grazie alla presenza di operatori di prima qualità, e nuove fiere sono partite bene (Danza in Fiera, Fitness, Taste).
Ma a fronte di ciò c'è un ente di gestione degli spazi ancora senza una direzione certa e un dibattito sulle strutture che sembra tornare indietro nel tempo. C´è bisogno di rilanciare un´idea generale e vincente di Firenze attraverso progetti che inizino a funzionare subito e che diano il segno di una discontinuità reale nei metodi, negli obiettivi, nelle persone. E anche che la città sia più al centro dei pensieri del governo e dei dirigenti regionali: sarebbe un fattore di forza in più per Firenze, ma anche per la Toscana. Evitiamo dispersioni di risorse e stringiamo l´attenzione intorno agli operatori della cultura contemporanea che già lavorano bene.
E poi la Fortezza da Basso: è già un asset unico al mondo, ma con le necessarie integrazioni (leggi: auditorium) e ammodernamenti, renderebbe Firenze una piazza formidabile per ospitare fiere e convegni internazionali di qualità. Cerchiamo di renderla proprietà della città, investiamoci e colleghiamola alle infrastrutture e alle altre funzioni strategiche. C´è poi bisogno di una classe imprenditoriale e intellettuale rinnovata, capace di rischiare e di inventare. E per questo servono meno burocrazia e maggiore velocità. C´è bisogno di rompere lo stallo determinato dai tanti interessi particolari e lobbistici che si neutralizzano a vicenda. Passiamo spesso per dei rompiscatole perché vorremmo che nei comportamenti della sua classe dirigente e dei cittadini, Firenze fosse un laboratorio delle esigenze vitali di una società moderna legata alle sue radici, nella vita di tutti i giorni come nelle attività di frontiera con il resto del mondo e con le generazioni più giovani. Ciò che Pitti Immagine sa fare meglio, fiere internazionali ed eventi di cultura, lo mette a disposizione di un progetto di rilancio di questi obiettivi.
Estratto da La Repubblica del 21/06/06 a cura di Pambianconews