A chi gli chiede perché ha deciso di vendere la Upim di San Babila a Milano, 1.300 metri quadrati di prezioso spazio da shopping a poche centinaia di metri da via Monte Napoleone, l'amministratore delegato Luca Rossetto risponde che «ognuno deve fare il suo mestiere». Il suo, aggiunge, non è occuparsi degli immobili, ma rilanciare la catena che un anno fa è passata, come La Rinascente, dall'accoppiata Ifil-Auchan al gruppo di azionisti Investitori associati, Deutsche bank real estate, Pirelli Re e famiglia Borletti.
L'asta si chiuderà a fine giugno, ma girano voci di quotazioni tra 70 e 85 milioni di euro, con Armani e Dolce & Gabbana in pole position su 35 pretendenti. Soldi che finiranno alla Tamerice immobiliare, la società dove la nuova proprietà ha fatto confluire gli immobili ex Upim ed ex Rinascente, in tutto una quarantina di negozi per i quali è in atto un piano globale di vendite. E alla Upim srl di Rossetto? Per il pezzo pregiato di San Babila, secondo indiscrezioni, arriveranno i 5 milioni circa della indennità d'avviamento sulla licenza.
Briciole per uno che deve far ripartire una catena che perde da 16 anni. Affrontando concorrenti internazionali agguerriti come Zara e H&M, ma anche italiani come la Oviesse, rispetto ai quali, ammette Rossetto, la Upim ha una media di vendita al metro quadrato inferiore del 40-50%». «Ma la partita merita, il mercato del tessile abbigliamento in Italia vale 30 miliardi di euro all'armo» aggiunge Rossetto.
Il manager ha scommesso che riporterà in utile la catena di grandi magazzini entro il 2010, con un fatturato di 600 milioni di euro contro gli attuali 520. Ci crede al punto che ha investito 300 mila euro di tasca sua per comprarsi una piccola quota della società, lo 0,7%. «Sono certo che avrò delle soddisfazioni», dice.
Estratto da Panorama del 16/06/06 a cura di Pambianconews