La sfida della compeiitività non è perduta. Il manifatturiero italiano, con la sua rete di piccole aziende e di distretti, può ancora farcela a tenere testa ai Paesi di nuova industrializzazione, a patto che tutte le istituzioni si impegnino con decisione a fianco dell'impresa. "È un momento cruciale" ha ammonito ieri Carlo Longo, titolare del gruppo tessile Lonfil, di fronte all'assemblea degli industriali pratesi che lo aveva appena rieletto alla guida dell'associazione. Sottolineando poi: «Non possiamo permetterci di essere colonizzati dai barbari».
I “barbari”, naturalmente, sono i Paesi come la Cina che invadono il mercato con prodotti fatti senza rispettare le "conquiste di cultura economica, sociale e ambientale" sedimentate in Europa, e che nell'ultimo lustro hanno messo in ginocchio il distretto tessile di Prato (7.300 imprese, 42mila addetti, 4,5 miliardi di fatturato per il 54% all'export e qualche segnale di ripresa).
Un allarme amplificato da un altro difensore del Made in Italy come Rossano Soldini (nella foto), presidente dei calzaturieri dell'Anci: «Il nemico lo abbiamo in casa, ha detto Soldini. C'è un disegno dell'Europa per desertificare l'industria e l'occupazione in Italia. Basta pensare al marchio di origine obbligatorio, che farebbe rientrare nel nostro Paese il 30% delle scarpe oggi prodotte altrove, e che non riesce a vedere la luce. Noi stiamo facendo una campagna forte su questi temi, aspettiamo di sapere l'opinione del nuovo Governo".
Estratto da Il Sole 24 Ore del 31/05/06 a cura di Pambianconews