Sarà anche l'anno dei mondiali di calcio, ma a far correre il business del distretto trevigiano dello sportsystem è la scarpa da città. Se i calzaturieri classici da tempo lamentano una situazione difficile a causa in particolare della concorrenza cinese, qui il segmento è tutto nuovo o quasi. Dalla scarpa sportiva ha attinto un particolare uso di materiali innovativi, ha aggiunto un tocco di design e di attenzione alle tendenze di moda ed il risultato è un + 20,9% di produzione nel 2005 rispetto all'anno prima, per un totale di 18,7 milioni di paia che fanno superare all'export trevigiano di calzature la soglia del miliardo di euro.
I casi che spiccano sono quelli di Geox e Stonefly, ma non sono certo gli unici, ed anche il gruppo Tecnica, il più articolato come prodotti e marchi, ha aperto su questo fronte. «Non ci lamentiamo certo per avere aperto un mercato nuovo, dice Andrea Tomat, presidente di Unindustria Treviso, di Lotto e AD di Stonefly, e nel conto va messo anche il successo delle calzature da lavoro. Questo è un segnale preciso del fiuto e della flessibilità del distretto dello sportsystem che però non rinuncia al suo know how originario ed alle leadership mondiali di nicchia. Ora potrebbe essere interessante anche fare sistema con Anci a tutela della calzatura italiana».
I dati del distretto a consuntivo 2005 indicano una contrazione delle aziende che scendono del 5,3% a quota 391, una flessione del 2,5% degli addetti che sono 7.876, ma una produzione in aumento per quantità del 4,9% e per valore dell'1%, per un totale complessivo di 1.745 milioni, sul quale le calzature da città e non tecniche pesano per 622 milioni.
Tutti concordano sul fatto che i numeri, complici anche le vendite estero su estero, non riflettono al meglio una situazione che dalla seconda metà del 2005 sembra avere virato al buono stabile. «Possiamo migliorare ancora chiarisce Tomat, lavorando sul capitale umano, su una gestione delle aziende più manageriale e su una nuova attenzione alla finanza, ma servono soprattutto campioni che possano fare da traino al groppone delle piccole aziende».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/05/06 a cura di Pambianconews