Dal 2004 al 2005 il numero delle aziende tessili gestite da cinesi è aumentato del 161% mentre le imprese che si occupano di confezione di vestiario, pellicceria e pelletteria (il 73% del totale) hanno fatto registrare un incremento dell'8,4%. Le aziende artigiane rappresentano il 60% delle imprese gestite dai cinesi. In totale si parla di un fatturato superiore a 500 milioni di euro.
«Nessuna preclusione né discriminazione, ma necessità di attenta vigilanza affinché le regole siano rispettate da tutti, pratesi e cinesi». È questa la posizione dell'Unione Industriali. E le imprese tradizionali di Prato guardano con qualche preoccupazione alle notizie di acquisizione di tintorie da parte di imprenditori cinesi. Anche perché si rischia di trovarsi di fronte a una forte concorrenza sleale. Durante 2005 controlli effettuati dall'Ispettorato del lavoro su imprese cinesi di Prato e Pistoia (molte appartenenti al settore dell'abbigliamento), hanno riscontrato gravi irregolarità condizioni decisamente fuori dalla regola. Le irregolarità contestate riguardano lavoratori cinesi senza permesso di soggiorno, con contratti non conformi alle normative e, per più hanno evidenziato anche violazioni nell'impiego di minorenni, clandestini e non.
Ma l'Unione Industriali fa sapere che «queste notizie rimandano immagini del tutto diverse dell'imprenditoria cinese a Prato, entrambe a rispondenti al vero: un'immagine di dinamismo e intraprendenza, di voglia di fare bene di integrarsi almeno per gli aspetti di rispetto delle regole, e un'altra immagine, ben poco edificante, di sfruttamento e di illegalità».
E a conferma di questo l'Unione industriale pratese conta fra i suoi soci anche un'impresa cinese di confezione che opera nel distretto, la Giupel di Xu Qiu Lin, che è stata la prima azienda a conduzione orientale ad aderire al sistema confindustriale.
Estratto da Finanza&Mercati del 9/05/06 a cura di Pambianconews