Il 2005 è stato per il distretto tessile pratese un anno di crisi a causa dell'invasione del mercato da parte dei prodotti provenienti dall'Asia, Cina su tutti. Se tra il 2003 e il 2004 i valori sono rimasti sostanzialmente inalterati (-0,6% in termini di fatturato, addirittura un incremento dello 0,9% delle esportazioni), le stime ed i dati provvisori del 2005 sono però pesanti: -3,6% sul fatturato e -6,6% sull'export. Soprattutto i tessuti da abbigliamento hanno fatto registrare un crollo verticale. Dal segno positivo sulla produzione tra il 2003 e il 2004 (+5,3%) e sulla vendita all'estero (+9%) in soli 12 mesi siamo passati al -4,4% sul fatturato e al -9,2% dell'export.
“Dopo un 2005 che ha segnato il passo, conferma Carlo Longo, presidente dell'Unione industriali pratese, il 2006 mostra qualche segnale di ripresa. C'è una nuova, moderata vitalità dei mercati, nuovi e tradizionali. I rapporti di cambio euro-dollaro sono meno sfavorevoli rispetto a mesi fa. Le misure di tutela delle produzioni europee rispetto alla concorrenza sleale cinese, per quanto blande e limitate a poche categorie di prodotti, fanno sentire qualche effetto».
La strategia per la ripresa può essere sintetizzata in tre punti principali: una riorganizzazione aziendale che ottimizzi i costi e valorizzi le risorse; processi di internazionalizzazione qualificata, che non si limitino all'aspirazione di vendere all'estero, ma che si concretizzino in iniziative coraggiose per promuovere la presenza delle imprese su mercati nuovi e per consolidarne la presenza su quelli consueti; innovazione da intendere non solo come azioni definite circoscritte alla singola iniziativa, ma come un modo di lavorare, di intendere il fare impresa.
La ripresa sembra essere iniziata. E segnali incoraggianti arrivano in questo senso. Il mese di aprile è coinciso con un ritorno alla produzione. “Gli ordini per i capi invernali, spiega Adriano Bellu, responsabile di sezione dell'Unione industriale, sono arrivati un pò in ritardo e si sono sommati al lavoro che avevamo. Le rifinizioni hanno una mole di lavoro interessante che fa ben sperare anche se nessuno sa cosa accadrà una volta riconsegnate le commesse».
Estratto da Finanza&Mercati del 9/05/06 a cura di Pambianconews