C'è anche l'insider trading nella complessa vicenda che ha portato al dissesto del Gruppo Giacomelli: è quanto ha accertato il Nucleo regionale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza dell'Emilia Romagna, in seguito alle indagini compiute in questi ultimi mesi sulle movimentazioni finanziarie dei Giacomelli e sugli “ingenti flussi di denaro che dalla metà del luglio 2002 alle primavera del 2003, attraverso conti correnti intestati agli indagati, sono arrivati ad una societa' di intermediazione mobiliare di Torino”. Secondo quanto risulta alle Fiamme Gialle, mediante tale società Angela Lenzi, suocera di Emanuele Giacomelli, già indagata per riciclaggio, ha acquistato e venduto azioni della società di famiglia “al fine di sostenerne il prezzo, soprattutto nelle fasi più sfavorevoli delle contrattazioni di mercato”.
Il fatto che fosse ad operare una terza persona, spiegano al Nucleo di polizia Tributaria di Bologna, non ha tratto in inganno i finanzieri, “perchè, spiega una nota, Emanuele Giacomelli era amministratore e socio della Giacomelli Sport Group, pertanto era l'unica persona a conoscenza della situazione di decozione del gruppo e nella condizione di disporre di informazioni privilegiate tali da permettergli di operare in maniera distorsiva sui mercati azionari, avvalendosi della suocera. Il risultato finale è stata una falsa rappresentazione al mercato della realta' societaria, con lo scopo di mascherare lo stato di crisi, drogando di fatto il titolo”.
Per queste ragioni Emanuele Giacomelli, figlio del fondatore del gruppo, e Angela Lenzi, entrambi già implicati nell'inchiesta sul crack, sono stati iscritti nel registro degli indagati anche per il reato di “abuso di informazioni privilegiate”. Le indagini sul crack del Gruppo Giacomelli avevano portato in precedenza all'arresto di sei persone e al sequestro di beni patrimoniali per circa 20 milioni di euro.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 14/04/06 a cura di Pambianconews