La famiglia reale di Abu Dhabi è disposta a incrementare la sua quota, oggi ferma al 5% del capitale; l'Emirato del Kuwait si è detto interessato a fare il suo ingresso come nuovo socio; e si sa anche che c'è un piccolo gruppo di nuovi potenziali azionisti privati, quasi gli eletti membri di un club esclusivo chiamato Ferrari, tra i quali altri fondi d'investimento asiatici e americani e qualche investitore individuale, come probabilmente l'industriale calzaturiero Diego Della Valle.
Ma le certezze sul futuro assetto azionario della Ferrari si fermano qui: perché da una parte Mediobanca è determinata a uscire dal capitale di Maranello, dove controlla direttamente l'11,7% ma «rappresenta» azionisti amici per un complessivo 29%, però dall'altra parte la Fiat ha detto di no alla quotazione in Borsa del Cavallino, perché non vuole ancora «contaminare» il gioiello di famiglia con l'indiscriminata apertura al mercato finanziario. E sul «come» venire incontro alle esigenze di Mediobanca, senza rinnegare le proprie convinzioni, è trattativa serrata tra la Fiat e i vertici dell'istituto di piazzetta Cuccia.
Il punto è che se si decide una quotazione, con un marchio come Ferrari «volere è potere». Ma il «private placement» di azioni non quotate e sicuramente non destinate alla quotazione è molto difficile: chiunque, anche il più appassionato collezionista di autovetture del Cavallino, si può chiedere come e quando rientrerà di un simile investimento. Per Mediobanca, emettere un prestito obbligazionario convertibile in azioni Ferrari è un modo di prender tempo, a patto di trovare i sottoscrittori.
Nel 2005 la Ferrari ha fatturato 1.289 milioni di euro con un risultato operativo di 157 milioni, pari a oltre il 12%. Ricavi e margini ottenuti vendendo solo 5.409 vetture in tutto il mondo, pari a un prezzo medio unitario di 238 mila euro. Nasce da qui la prudenza di Marchionne sulla quotazione, oltre che dalla consapevolezza del grande valore immateriale di quello che è il marchio italiano più celebre al mondo in qualunque trattativa e per qualunque alleanza.
Estratto da Economy del 7/04/06 a cura di Pambianconews