Carlotta De Bevilacqua ha rilevato nel 1999 l'azienda di arredamento e design Danese. «Molte aziende stanno creando prodotti “customizzati”, che i clienti possono personalizzare», spiega. «Lo ha fatto Natuzzi per i divani, lo hanno fatto molte altre aziende per l'illuminazione, da quest'anno lo facciamo anche noi con Danese. Alcuni dei nostri prodotti, gli sgabelli ad esempio, funzionano con il sistema del “layer”: offriamo la possibilità di ricoprirli con rivestimenti di colori e materiali diversi. Scegliere un mobile diventa quasi un gioco».
Il designer Yves Béhar, che collabora con l'azienda viene definito dall'imprenditrice «il mio designer ideale: è svizzero di origini turche e vive a Los Angeles. Credo che il design del futuro, anzi, il futuro in generale, sia questo: un mix di culture, linguaggi e segni differenti, da cui scaturiscono spazi e oggetti ibridi, che non hanno nazionalità e proprio per questo possono piacere a tutti».
Carlotta De Bevilacqua conserva l'entusiasmo di un giovane architetto che sogna di cambiare il mondo, anche se ha 49 anni e lavora nel mondo della progettazione e del design da oltre 20 anni. E' felice di partecipare al Salone del mobile. «Riceviamo ogni giorno proposte di giovani designer di tutto il mondo: sembra che il loro più grande desiderio sia lavorare con un'azienda italiana. Questa attenzione da parte di giovani talenti di tutto il mondo dimostra che nonostante le tante difficoltà che ci sono in Italia, abbiamo ancora una cultura, a volte anche un'etica, del progetto che non esiste altrove. Qui si può lavorare con la fantasia e poi trovare il know how artigianale e industriale per dare vita e forma alle idee. Il Salone del mobile e il “Fuori salone” sono il momento in cui mettiamo tutto questo in vetrina».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 6/04/06 a cura di Pambianconews