Da un anno François-Henri Pinault, 43 anni, ha raccolto il testimone del padre Henri prendendo definitivamente in mano le redini di Ppr (Pinault-Printemps-Redoute). Cioè del gruppo che fa capo alla sua famiglia e che, oltre ai grandi magazzini Printemps, controlla Gucci Group. Una delle maggiori società mondiali del lusso, visto che raccoglie i marchi Gucci, Yves Saint Laurent, Ysl Beauté, Sergio Rossi, Boucheron, Bédat, Bottega Veneta, Alexander McQueen, Stella McCartney e Balenciaga. E anche uno degli esempi più eclatanti della presenza francese in Italia. Peraltro non isolata, considerato anche il peso dell'altro colosso del lusso Lvmh, francese anche lui e allo stesso modo partecipe di società italiane.
Perché ha voluto proprio Polet per guidare Gucci? Proviene da un gruppo del largo consumo, come Unilever, e questo ha provocato molte illazioni e riflessioni su che cosa questa scelta significasse per un gruppo del lusso.
«Intanto, quel che mi ha colpito di Robert è stata la personalità… Voglio dire, però, che quando De Sole ha deciso di lasciare la società, il nostro obiettivo non è stato sostituire lui, ma cercare un Ceo del gruppo Gucci. Domenico è uno dei migliori gestori di brand del mondo, ma Gucci aveva iniziato una strategia multibrand e quindi abbiamo cercato qualcuno che avesse esperienza di gestione di un gruppo, più che non qualcuno con esperienze tipiche del lusso. Queste ultime competenze già sono dentro i brand. Nel momento in cui De Sole è uscito, il Gruppo Gucci aveva la stessa organizzazione di un brand: tutto era centralizzato, dalla comunicazione ai creativi. Una visione diversa da quella di Ppr su come si gestisce un gruppo e che richiede persone con una forte competenza manageriale tesa a orchestrare il portafoglio dei brand».
In questi due anni il gruppo Gucci ha vissuto moltissimi cambiamenti. All'inizio la scelta di tre stilisti per il brand Gucci (Alessandra Facchinetti, Frida Giannini, John Ray), poi uno solo (Frida Giannini); un gran ricambio di manager; voci continue. Il periodo dell'assestamento è finito o ci sarà qualcos'altro ancora?
«Nel 2005 il gruppo Gucci ha ridefinito la sua organizzazione, dando una larga autonomia a ogni brand, per cui ciascuno è ora responsabile della propria creatività, merchandising, sviluppo della rete distributiva, comunicazione… Tutti i team sono adesso operativi e il modello è definitivo e funziona».
Lei è arrivato alla guida di Ppr un anno fa, sostituendo Serge Weinberg. Che cos'è cambiato con il suo arrivo?
«Sono all'interno del gruppo da quasi 20 anni! Dal 2003, tramite Artemis, ho lavorato e condiviso con Weinberg la scelta strategica di crescere per acquisizioni e focalizzarci su retail e lusso. Questo indirizzo non è cambiato da quando sono diventato presidente e amministratore delegato. Ppr ha un consolidato know-how in tema di acquisizioni».
Estratto da CorrierEconomia del 20/03/06 a cura di Pambianconews