Tra qualche settimana il Tarì di Marcianise, in provincia di Caserta, festeggia il suo primo decennio di vita. Il grande Centro orafo raccoglie, nel suo consorzio, 370 aziende del settore, con oltre 2.500 dipendenti. Molte di queste piccole imprese, soltanto dieci anni fa, erano letteralmente prigioniere nel dedalo dei vicoli di Napoli, il famoso «quartiere degli orefici», dove non potevano né crescere né garantire la sicurezza ai clienti. Adesso, invece, Gianni Carità, 60 anni, presidente del Tarì, può mettere sul tavolo un fatturato complessivo del Centro superiore a 1 miliardo di euro e un modello di sistema imprenditoriale e artigianale che ha perfino prodotto le sue imitazioni, a partire proprio dal territorio di Marcianise.
Come è nato il Tarì?
Nel quartiere degli orefici, tra i vicoli di Napoli, non potevamo più lavorare. Mancavano spazi e sicurezza. Quando si aprì il cantiere del Tarì, nel gennaio del 1992, i soci erano già 170 aziende.
I soci hanno fatto un buon affare immobiliare?
Hanno pagato gli spazi 2 milioni e 600 mila lire al metro quadrato: adesso quei negozi valgono il quadruplo. Oggi abbiamo una lunga lista d'attesa di aziende che vogliono comprare spazi, ma si possono soltanto affittare.
E la sicurezza?
Mai un furto, mai una rapina. In dieci anni. Diversi soci del Tarì non hanno neanche un'assicurazione per la loro merce, eppure qui è concentrato un tesoro unico in Italia.
Lei continuerà a fare il presidente del Tarì?
Se i soci mi vogliono, farò il presidente del Tarì fin quando non mi sarò stancato. Finora mi hanno sempre votato con più del 95% dei consensi. Il mio mandato scade l'anno prossimo. E nei miei programmi ci sono il rafforzamento della scuola di formazione e quello delle nostre fiere.
Estratto da Economy del 17/02/06 a cura di Pambianconews