Nonostante il grande attivismo di oggi, dall'alta moda presentata per la prima volta un anno fa all'alleanza negli alberghi con Emaar Properties fino agli investimenti in Cina, ci si domanda come sarà domani.
Quale sarà il futuro di Armani dopo di lei?
«Basandomi sui presupposti di questa domanda, ritengo che si possa avere una concezione limitata su cosa significa ed evoca il brand Armani oggi nel mondo. In numerose ricerche e studi qualitativi svolti negli ultimi anni, incluso il Business Week Top 100 Brands, Giorgio Armani è costantemente citato come uno dei marchi più forti e influenti del mondo. Questi risultati non si basano sulla mia persona ma sulla forza e l'estensione del lifestyle e delle linee di prodotto che abbiamo creato e che continuano a riscuotere successo con o senza il mio coinvolgimento personale quotidiano nell'attività. Il marchio ha trasceso me come individuo».
Quali sono i punti di forza del gruppo senza Giorgio Armani?
«Negli ultimi sette/otto anni, abbiamo avviato e implementato una strategia imprenditoriale molto chiara per lo sviluppo della Giorgio Armani spa in un gruppo di moda e lifestyle integrato verticalmente, dove tutti gli aspetti del design, della produzione, della distribuzione sono sotto il nostro diretto controllo. Abbiamo anche investito significativamente, reinvestendo il nostro stesso cashflow, nella diversificazione del marchio Armani, creando cinque collezioni separate e una linea di arredamento. Il risultato di queste azioni strategiche fa sì che oggi la Giorgio Armani SpA sia uno dei più rispettati gruppi della moda e del lusso, per l'approccio prudente e saggio che ci ha portato a una crescita consistente senza ricorrere all'indebitamento».
Quotazione, joint venture con un altro gruppo, fondazione: una di queste soluzioni le sembra preferibile?
«Ci sono anche altre opzioni, inclusa la possibilità per il management esistente di portare avanti l'azienda. Non bisogna dimenticare che non c'è nessun tipo di pressione finanziaria sulla Giorgio Armani spa e pertanto non un è assunto obbligatorio quotarsi o creare una joint venture».
Dentro la Giorgio Armani c'è un designer che può assicurare la continuità stilistica?
«Sì. Ho creato un team di stilisti per ciascuna delle nostre collezioni. Essi sono tutti coordinati da uno stilista senior, molti di questi lavorano con me da diversi anni e perciò capiscono e apprezzano il mio approccio estetico. Non dobbiamo dimenticare che i nostri clienti comprano “la mia filosofia ed estetica” e ciò è quello che dobbiamo continuare a fare per il futuro. Dobbiamo essere coerenti pur evolvendoci».
Tutti gli studi dicono che pianificare la successione in azienda è fondamentale, perché lei, almeno apparentemente, è come se rifiutasse di affrontare il problema?
«Gli studi sono corretti, ed è la ragione per la quale negli ultimi sette/otto anni abbiamo tenacemente voluto creare un management e una infrastruttura internazionale dell'azienda. Oggi la Giorgio Armani spa è più forte di quanto lo sia mai stata prima ed è estremamente ben posizionata come una azienda e un marchio tanto forti da andare avanti nel futuro oltre il momento in cui io non sarò più coinvolto personalmente nella gestione
Estratto da CorrierEconomia del 30/01/06 a cura di Pambianconews