L'Ice compie 80 anni, ma non vuole dimostrare l'età che ha. Anzi rilancia e si propone come elemento propulsore del Sistema Paese sul fronte del mercato globale. Forte della sua rete di uffici sparsa in ottanta Paesi e del capitale di esperienza accumulata nel corso dei decenni. Dal 23 al 26 di gennaio confluiranno a Milano, con destinazione gli avveniristici palazzi del nuovo polo fieristico di Rho-Pero, i direttori dei 110 uffici Ice all'estero più i 18 responsabili di quelli in Italia con lo scopo di festeggiare l'importante genetliaco dell'Istituto per il commercio estero e porre le fondamenta di una nuova fase di vita.
«Sarà il primo passo del riposizionamento, una riflessione su ciò che si deve fare. Il secondo passo sarà quello di arrivare a un'Ice più reattiva e adatta alle sfide del mondo di oggi. Un mondo diviso in due: i mercati più maturi che ormai sono un'entità di 800 milioni di persone e quelli emergenti più attivi che interessano miliardi di esseri umani. Occorre individuare modalità d'azione che tengano conto delle differenze», afferma l'ambasciatore Umberto Vattani, che lo scorso luglio ha preso le redini dell'Ice, forte anche della sua esperienza di diplomatico di lungo corso.
La Convention dell'Ice è dedicata alla «Competitività del made in Italy nel mondo globale e il ruolo dell'Ice nel Sistema Italia» e voluta dal ministero della Attività produttive. Tre giorni di lavori e tavole rotonde per sviscerare i problemi del gap di competitività dell'Azienda Italia con l'apporto delle imprese private, degli altri attori del sostegno all'internazionalizzazione e di altri ministeri, Affari esteri in testa. Il tutto propedeutico alla Conferenza sul made in Italy in programma per il 26 gennaio, sempre a Milano, e che vedrà anche la partecipazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Ma non c'è il rischio che la tre giorni Ice si trasformi in una passerella di interventi fin troppo affollata? Vattani si dice certo del contrario: «Dai lavori dovranno emergere indicazioni concrete su tre fronti caldi: le diverse aree geografiche, i settori con un focus sulle potenzialità dell'artigianato italiano, le priorità irrinunciabili per la politica commerciale del nostro Paese. Con un'attenzione particolare per la cultura come traino dei prodotti italiani e dell'Italian way of life nel resto del mondo.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 17/01/06 a cura di Pambianconews