Guadagnano meno ma crescono di più. Quando la squadra italiana gioca sul campo mondiale della moda si difende bene e piazza alcuni giocatori ai primi posti. I gioielli nel 2004 sono stati Luxottica, Geox e Dolce & Gabbana, che primeggiano tra i gruppi nazionali rispettivamente per fatturato, crescita e redditività in un'analisi Pambianco. E nelle loro categorie gli ultimi due sono addirittura sul podio mondiale. L'azienda di Mario Moretti Polegato è dietro gli americani Urban Outfitters e Bebe. E anche i due stilisti si sono dovuti arrendere soltanto a un americano, superati per l'Ebitda da Coach, marchio-fenomeno che spopola dall'altra parte dell'Atlantico, ma si prendono la soddisfazione di precedere la francese Hermès.
Un'analisi di Pambianco Strategie di Impresa ha messo in fila i 100 gruppi più importanti della moda, quotati e non, sulla base dei bilanci 2004 (o chiusi nei primi mesi 2005). Sono tutti gruppi con almeno 250 milioni di fatturato ma i 25 italiani sono al di sotto della media: 952 milioni contro 1.674 milioni. A parte Luxottica, Gucci, Marzotto (inclusa Hugo Boss), Benetton e Prada, gli italiani sono tutti sotto la media, gonfiata dai giganti del lusso. “Ma la grandezza non elevata dei nostri gruppi, osserva Carlo Pambianco, non ha influenzato la redditività. I dati confermano il principio per cui una dimensione di 500-1000 milioni basta per realizzare buone economie di scala e buoni utili”.
L'ebitda dei 25 è sceso al 13,9% mentre quello medio dei top 100 è salito al 15,2%. Ma la redditività italiana è comunque buona e Diesel e Geox sono a ridosso del podio: la prima è quarta con il 27,4% di Mol, la società quotata in Borsa è sesta con il 25,7%. Poi il vuoto, fino al diciottesimo posto di Bulgari e Tod's, con il 21%. La holding Only the Brave (Diesel), rientra anche tra i migliori nella crescita: è settima (+27,4%), due posizioni davanti a Stefanel (25,8%). Poco più indietro ci sono Dolce & Gabbana (quindicesima) e Mariella Burani (sedicesima). Gli americani collezionano primati: vincono in due classifiche su tre e presidiano la top 100 con 39 società contro le 25 italiane.
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Estratto da Il Sole 24 Ore del 15/12/05 a cura di Pambianconews