Quando presentano Imelde Bronzieri Cavalleri, fondatrice insieme al marito Stefano de I Pinco Pallino, spiegano: «Non ha bisogno di troppe presentazioni». «Ma lo devo al Wall Street Journal», aggiunge rapida la signora. Cioè a un articolo uscito ormai più di cinque anni fa che magnificava questa piccola azienda bergamasca, casa di moda per i bambini, spiegando che negli Usa «scoppia la passione per la moda d'alta gamma di Pinco». E rendendola, appunto, famosa.
«Piantiamola dice in sintesi, di fare i catastrofisti perché così facendo finiamo per spaventare i nostri giovani. Nesuno, prosegue, si iscrive più a ingegneria tessile, vanno tutti a fare comunicazione. Ma noi già adesso facciamo fatica a trovare persone di alto livello, quando tornerà il buono non avremo più nessuno su cui puntare. E, allora, come faremo a mantenere il cervello qui, le idee?».
Bergamo, seconda in Italia dopo la provincia di Lecco in termini di componente industriale del proprio prodotto interno lordo, è il territorio di famiglie imprenditoriali molto note, i Pesenti (Italmobiliare, Italcementi), i Bombassei (Brembo), i Radici (tessile e meccanotessile). Ed è Miro Radici, a capo di Miro Radici Group, primo gruppo mondiale delle macchine tessili (800 milioni di ricavi), ad aver promosso questo incontro con una parte dell'imprenditoria bergamasca aziende dai 20 ai 250 milioni di euro di fatturato perché, dice, «siamo una delle provincie industriali più importanti d'Italia ma ce ne stiamo chiusi qui, nella nostra valle, e invece dobbiamo aprirci. In Italia si parla troppo poco di aziende».
Estratto da CorrierEconomia del 12/12/05 a cura di Pambianconews