La battaglia dei big del lusso si è spostata in Giappone. E lì che adesso si contendono la supremazia. Lo fanno “a colpi di palazzi” nei quartieri più prestigiosi di Tokyo, soprattutto ad Omotesando. I nomi del lusso, per affermare la forza del proprio marchio, ingaggiano ciclicamente costosissime gare in cui alcuni ci lasciano anche le penne. Qualche anno fa c´è stata la corsa folle all´acquisizione dei marchi con cifre da capogiro. Oggi a svendere i marchi che nessuno però vuole comprare. Poi tutti a pagare buonuscite folli per i negozi nel quadrilatero del lusso e oggi il mercato delle buonuscite è crollato, anche se qualche “liquidazione” di lusso la si paga ancora. Gira infatti voce che Louis Vuitton ha appena pagato una buonuscita di dieci milioni di euro a Dolce & Gabbana per prendersi il negozio che quest´ultimo occupava in Avenue Montaigne a Parigi. Un´operazione fatta unicamente per riunificare le vetrine di Dior e Vuitton nella stessa prestigiosa strada.
L´ultimo “braccio di ferro” ha per protagonisti i palazzoni delle maison a Tokyo, spuntati come funghi negli ultimi cinque anni. Intanto a distanza di un paio d´anni c´è chi ci ha già rinunciato. Secondo fonti di mercato Prada avrebbe già venduto il palazzo aperto due anni fa.
I palazzi sono il riflesso della magnificenza contemporanea. Arrivano ai seimila metri quadri e ai dieci piani di altezza. A costruirli sono stati chiamati gli architetti più bravi, da Renzo Piano a Herzog e De Meuron a Toyo Ito. Si può capire, quindi, che razza di investimenti siano stati fatti tenendo conto che la piazza immobiliare di Omotesando è una delle più care in tutto il mondo. Viene da chiedersi se servono metrature così ampie per vendere sostanzialmente delle borse che sono, d´altronde, gli oggetti del lusso più comprati dai giapponesi. E ci si chiede se questi palazzi enormi servono realmente a vendere il prodotto e se sono capaci di stare in piedi con le proprie vendite.
Estratto da Affari&Finanza del 12/12/05 a cura di Pambianconews