Non è uno specialista del lusso, Swatch group, ma una perfetta rappresentazione della Svizzera a orologeria: 30 aziende di componenti, oltre 20 mila dipendenti in 50 nazioni, un fatturato superiore ai 4.150 milioni di franchi svizzeri con un profitto netto di 512 milioni nel 2004. Le marche in portafoglio vanno dalle più prestigiose (e costose), come Breguet e Blancpain, per scendere fino alla «popolarità» (fra virgolette perché in realtà fa capo a una distribuzione estremamente selettiva, per un prodotto di massa) di Swatch.
"Devo ancora aspettare i risultati delle vendite natalizie, ma credo di poter ragionevolmente prevedere un anno record, per il gruppo". Afferma Nick Hayek, ceo di Swatch group. "Scendendo nel dettaglio bisogna ammettere che l'Europa ha una situazione meno dinamica degli altri grandi mercati, che vedono una crescita vivace di tutte le nostre marche, Swatch compresa. Cresce la Spagna, cresce la Francia, cresce il Belgio, sembra in ripresa la Germania, mentre è strano il mercato inglese, in cui tirano bene le marche di lusso, ma hanno difficoltà le altre soprattutto per problemi di liquidità delle grandi catene di distribuzione" .
Non ha ancora detto nulla sul mercato italiano. «L'Italia? Riprende gentilmente. Forse non è più quella di una volta, per noi era il secondo mercato al mondo, ma resta pur sempre salda al quarto posto. Attenzione, però: non è che il mercato italiano abbia avuto un arretramento. No, è cresciuto, ma la sua crescita è stata meno impetuosa rispetto a quella di altri mercati. In Italia abbiamo ottimi risultati con le marche d'alta orologeria (secondo voci non confermate gli aumenti di fatturato delle marche più prestigiose del gruppo crescono anche del 30%, n.d.r.), ma otteniamo notevoli risultati anche con Tissot e Swatch, due marche con un forte valore aggiunto in tecnologia innovativa. Altrettanto vale quando il valore aggiunto è quello di un grande nome della moda, come cK, Calvin Klein Watches. Con le altre marche stiamo adottando una politica di forte contenimento dei prezzi, ma non di valore: una strategia concorrenziale che ci possiamo permettere perché controlliamo direttamente la produzione di ogni singola componente degli orologi» .
E il futuro? « Lo ribadisco, anche nei momenti apparentemente peggiori il mercato italiano dell'orologeria in realtà non ha mai fatto alcun passo indietro e per noi resta fondamentale sia per volume complessivo, sia per il fatto che spesso è il buon gusto degli italiani a decretare il successo mondiale di un orologio».
Estratto da Il Mondo del 9/12/05 a cura di Pambianconews