Valentino pensa agli alberghi, valuterà acquisizioni e vuole crescere in Asia. Ed è venuto a dirlo direttamente a Tokio, negli incontri con gli investitori organizzati dalla Borsa Italiana. «La quota di fatturato asiatico di Valentino era del 16%, è salita al 22%, ma vorrei portarla al 25%», dice Michele Norsa, amministratore delegato di Valentino Fashion Group. Gli Usa dovranno andare al 25 (oggi 27%), l'Italia dal 26 al 20 e il resto d'Europa al 30 per cento.
Che cosa farà Valentino in Asia?
«Il 2 dicembre apre a Tokio (a Ginza) il 25° negozio Valentino in Giappone. Prima toccherà a San Pietroburgo poi a New Delhi. E stiamo guardando a Hong Kong, Jakarta, Taiwan». «Il Giappone resta importante per il lusso perché è il mercato dove facciamo i margini più alti. Rafforzare la presenza a est è opportuno perché lì avviene la selezione dei marchi, anche se poi i nuovi ricchi vanno a fare i loro acquisiti a Londra o New York».
Per il marchio Valentino avete mai pensato di diversificare negli alberghi, come Bulgari?
«Ci stiamo pensando e in effetti si adatterebbe molto al nostro stile. Ma solo fornendo la licenza. Valutiamo proposte».
La crescita comporta anche acquisizioni?
«Le opportunità ci sarebbero anche perché oggi ci sono più venditori che compratori. Faremo le nostre valutazioni. Ma non prima di un anno. Prima dobbiamo terminare il percorso di risanamento di Valentino che due anni fa perdeva 44 milioni e ha chiuso il primo semestre con 0,6 milioni di utile».
Crede che una fusione con Hugo Boss possa essere finanziariamente utile?
«Avrebbe una sua logica, ma attualmente ci sono troppe problematiche e dobbiamo terminare il lavoro che stiamo facendo».
Estratto da Il Giornale del 5/10/05 a cura di Pambianconews