La sua Geox da quattro anni viaggia a un tasso di crescita medio dei ricavi consolidati del 32 per cento passando dai 147,6 milioni di euro nel 2001 ai 340,1 nel 2004), la stessa percentuale con cui punta a chiudere il 2005. In borsa, dove è approdata solo il 1° dicembre 2004 a 4,6 euro, consegue record di rialzi (più del 70 per cento) ed entusiasma gli azionisti. Ma a Mario Moretti Polegato, presidente del Gruppo, non basta: «Sono al quarto posto nel mondo tra i grandi produttori di scarpe comfort dopo la Clarks, la Timberland, la Ecco, voglio diventare il primo» dice, senza timore di sembrare ottimista.
Lei sta bruciando tutti i prezzi target che via via gli analisti le attribuiscono. Ma cosa li convince a puntare su di lei?
All'estero più che in Italia hanno capito che la vecchia calzatura di gomma, usata nel mondo dal 90 per cento dei consumatori, dai bambini ai militari fino agli sportivi, deve essere cambiata. E quando spieghiamo agli analisti la nostra tecnologia, vedono il valore potenziale del gruppo. In Italia abbiamo il 16 per cento del mercato, ma all'estero siamo appena partiti. L'unico dubbio che si pongono è se possediamo la forza a la capacità per gestire un progetto cosi grande.
La Geox riesce a fare un sacco di soldi in un settore, quello delle calzature, che, oltre alla crisi dei consumi, è colpito duramente dalla concorrenza cinese. Come lo spiega?
La Cina può essere una opportunità se ci si va nel modo giusto, con prodotti innovativi a protetti dalle opportune coperture legali anticontraffazione. Otto anni fa, quando la Cina per noi era solo un sogno, ci siamo preoccupati per prima cosa di depositare a Pechino i brevetti Geox, e solo alla fine del 2003 abbiamo fatto un accordo con il secondo maggiore gruppo calzaturiero cinese, la Aokang di Shanghai (2.800 punti vendita di proprietà). Producono scarpe per noi a insieme apriremo un centinaio di negozi in tutta la Cina. Siamo già a quota 65.
Estratto da Panorama del 30/09/05 a cura di Pambianconews