Stefano Beraldo, da poche settimane amministratore delegato di Coin affronta la sfida di rilanciare un marchio consolidato, ma un pò appannato dopo l'avventura tedesca di Oviesse, insegna del gruppo, che, con una perdita di 400 milioni di euro, avrebbe potuto cancellare dal mercato anche la più vitale delle aziende, e dopo il passaggio della maggioranza del capitale al Pai, fondo chiuso europeo che ne detiene il 69%. La sfida è appena iniziata, con un investimento di 60 milioni di euro, necessari per rilanciare le insegne Coin e Oviesse, che nel 2004 hanno fruttato 1.073 milioni di euro di ricavi.
Mestre ha visto l'apertura di un retail concept “attrezzato per rispondere alle esigenze del cliente, con ampi spazi di movimento e di lettura dell'offerta”, come spiega Giovanna Murena, direttore centrale di Coin. Il piano è poi proseguito a Napoli, dove ieri ha aperto i battenti il secondo negozio pilota, rinnovando il vecchio store di via Scarlatti, al centro del Vomero. I primi numeri di questa strategia si vedranno già nella semestrale che verrà presentata a fine mese. Oggi la società ha un asset sicuro: una rete di 335 negozi a insegna Coin (71) e Oviesse (264), che richiamano ogni anno circa 90 milioni di visitatori.
La strategia vincente, secondo Beraldo, sono le nuove location, “il luogo ideale per la collocazione adeguata di brand come Diesel, Seventy, Henry Cottons o Toy G di Pinko”. Il cambiamento investirà in particolare i reparti dedicati alla casa e alle profumerie, con attenzione anche all'abbigliamento, il comparto che soffre di più.
Ma i due brand puntano anche sull'aumento delle produzioni all'estero, secondo il migliore rapporto qualità/prezzo, un segmento fino a oggi poco perseguito. Oltre a intervenire sui costi di produzione, il gruppo modificherà le dinamiche orarie e di formazione dei dipendenti. “Ci sarà maggior flessibilità”, sottolinea Beraldo, “con una concentrazione di personale nei momenti di maggiore affluenza di clienti”.
Estratto da ItaliaOggi del 16/09/05 a cura di Pambianconews