E' partito dall'Asia il rilancio di Fiorucci. Dall'inizio del 2004 a oggi la campagna aperture è andata a tambur battente: un flagship store a Tokyo; tredici tra Hong Kong e Macao, dieci in Corea e, all'inizio di quest'anno, due shop in shop a Pechino. Dal 2006 partiranno le attività in Tailandia, Singapore e Malesia.
Il mitico brand che ha scritto una pagina della storia del costume, negli anni Novanta è entrato in affanno ed è passato alla Edwin, gruppo giapponese con 29 uffici in patria, 8 marchi di proprietà e 6 marchi in licenza (tra cui Lee, Wrangler, e Avirex). «Per non disperdere il patrimonio creativo e non far morire un nome la cui forza e valenza avevano ormai raggiunto dimensioni internazionali, racconta Masahiko Kawai, general manager di Fiorucci in Italia, nel 1990 Edwin ha acquisito Fiorucci, scongiurando il rischio di fallimento».
La società nipponica ha lasciato mano libera al team italiano nella gestione, «senza intervenire, precisa Kawai, in alcuna delle scelte commerciali e aziendali». Una decisione che non ha però centrato gli obiettivi prefissati. Così nel 2002 il brand è passato sotto le ali della casamadre giapponese che ha creato la Fiorucci Design Office, basata a Milano.
Estratto da Affari&Finanza del 5/09/05 a cura di Pambianconews