Il primo in Italia per l'utile e il settimo tra i grandi (quotati) del lusso mondiale. Francesco Trapani è soddisfatto: «L'anno scorso lo considero come l'ultimo di un piano triennale partito nel momento più difficile, subito dopo l'11 settembre e l'obiettivo è stato raggiunto», commenta l'amministratore delegato del gruppo Bulgari, 828 milioni di giro d'affari nel 2004 e un utile netto del 13,1% (108,3 milioni), che lo colloca al primo posto nella classifica della redditività.
Come si aumenta l'utile tra euro forte e mercato debole?
Ci siamo concentrati sull'efficienza a tutti i livelli. Partendo dalla produzione, per fare meglio e a costi più bassi. Poi sulla distribuzione, cercando di crescere e allo stesso tempo migliorare la qualità della distribuzione.
Le società straniere battono le italiane per dimensioni e redditività. Qual è la ragione della distanza?
Ci sono molte ragioni. In alcuni casi storiche, visto che alcuni gruppi stranieri hanno cominciato il loro sviluppo quando molti nomi italiani della moda erano ancora neonati. Ovviamente, non mi riferisco a Bulgari, che ha una storia diversa. Talvolta, poi, si sono aggiunte strategie finanziarie forti, come quella di Lvmh. In generale, penso che le aziende italiane non riescono a crescere più di tanto perché rimangono troppo legate al modello originale, alla gestione familiare e non sono capaci di gestire lo sviluppo sopra certi livelli. Fanno fatica a crescere, a raggiungere una struttura e dimensioni forti. L'imprenditore ha quasi paura di perdere l'azienda così com'è. Con le dovute eccezioni.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 4/08/05 a cura di Pambianconews