E così Abercrombie & Fitch ha fatto tris. Ovvio che, con la fine dell'era Domenico De Sole-Tom Ford a Gucci, qualcuno interessato a creare una global brand sarebbe andato a cercare proprio lì, nella scuderia dei top manager della doppia G. Michael Jeffries, big boss del colosso americano del casual di lusso, non si è lasciato sfuggire l'occasione.
Un anno fa, il primo colpo grosso. Bob Singer, ex direttore finanziario di Gucci Group, arruolato come presidente. Agli inizi del 2005 l'invito è per Francesco Giannaccari, numero due di Bottega Veneta. Che passa alla guida della nuova divisione europea. Ultimi giorni di giugno ed ecco completarsi la foto, ormai di gruppo, con Toshiaki Tashiro, ex presidente di Gucci Japan, a cui viene affidata la supervisione della filiale nipponica.
«La nostra strategia è chiara, spiega Bob Singer. Non puntiamo ai grandi numeri. Le rapide crescite di fatturato inflazionano il marchio. Noi non vendiamo solo jeans e T-shirt di qualità. Offriamo anche un certo lifestyle. Abercrombie ha già un incredibile riconoscimento al di fuori degli Stati Uniti. E vogliamo conservare intatta quest'aura di All American che avvolge la nostra immagine».
«Per ottenere tutto questo, continua Singer, ci vuole coerenza, disciplina, organizzazione. E' una strategia che non si improvvisa. Richiede tempo, persone giuste e investimenti. Ma alla fine paga. Le aziende del lusso vincenti hanno seguito tutte questa strada. Non basta fare solo bei vestiti. E' essenziale poter controllare ogni processo. Proprio per questo, anche se allettanti, rispondiamo sempre no a proposte di licenze e contratti di franchising».
Estratto da CorrierEconomia del 18/07/05 a cura di Pambianconews