Giuseppe Stefanel, detto Bepi, ha appena inaugurato il suo store a Diisseldorf, proprio vicino al negozio di Gucci in Koenigsalles. Un ampio spazio di 450 metri quadrati ricavati dalla ristrutturazione di una storica sala cinematografica ma rispettandone le caratteristiche strutturali, per cui in certi punti il soffitto raggiunge l'altezza di 11 metri. Di fianco, separato soltanto da una parete di vetro, ha fatto allestire un caffè di 250 metri quadri, creando uno spazio tutto italiano di relax e di piacere.
E la crisi?
«In Germania c'è, molto forte, risponde Stefanel, ma noi continuiamo a crescere, tanto che questo è il nostro secondo mercato dopo quello nazionale. E tra poco tempo apriremo il terzo store a Berlino. Nessun miracolo, ma devo dire che dove il cliente ci conosce, adesso che abbiamo il prezzo giusto perii prodotto giusto, veniamo premiati».
Per arrivare a questo traguardo Giuseppe Stefanel ha ripensato l'azienda, introducendo un team di giovani stilisti, rinnovando la modellistica e la logistica, introducendo la riunione plenaria del martedì in cui si fa il punto sul sell-out. «Alla cultura industriale abbiamo affiancato quella del retail. Un cambiamento epocale che stiamo cercando di governare e che dà buoni risultati».
Infatti la società, quotata in Borsa dal 1987, negli ultimi mesi si è distinta per un andamento vivace del titolo, anche a fronte di un ritorno dell'utile lo scorso anno (2 milioni) della capogruppo, mentre le altre società restano in rosso e l'indebitamento, in discesa, a 145 milioni. «Ho promesso un ritorno all'utile nel 2006 e sto rispettandole cifre indicate nel piano di salvataggio e risanamento».
Estratto da Affari&Finanza del 11/07/05 a cura di Pambianconews