Anche nella moda bimbo gli stilisti affermati si fanno largo, a discapito degli specialisti del settore. Il fenomeno, già evidenziatosi negli anni scorsi, è confermato da un recente studio realizzato su scala mondiale da Pambianco Licensing, unit di Pambianco Strategie d'Impresa, società specializzata nella consulenza alle imprese del sistema moda.
Secondo la ricerca, sono complessivamente 129 i marchi di abbigliamento infantile, fra italiani ed esteri, concessi in licenza censiti a fine maggio di quest'anno: un numero in aumento di quasi il 23% da un confronto con il 2003 (su dati di fine 2002).
Nella suddivisione in base al Paese di origine, l'Italia guida la classifica con una quota del 47%, seguita nell'ordine da Stati Uniti e Francia, cui corrispondono rispettivamente il 33 e 9% del totale del campione sondato dalla società milanese.
Come spiegano i ricercatori di Pambianco Licensing, la realtà italiana è caratterizzata da grandi griffe, Armani, Versace, Dolce & Gabbana, per citarne alcune, che hanno scelto di gestire direttamente il business del childrenswear. Altre firme (per esempio Cavalli, Ferré, Blumarine e Trussardi, oltre a emergenti come Guru, Sweet Years e Baci & Abbracci) hanno deciso, invece, di affidarsi a realtà esterne.
Secondo Pambianco Licensing, il maggiore produttore italiano per numero di marchi nell'anno 2004 è Mafrat, azienda specializzata nel settore maglieria con sede a Putignano (Ba). Byblos Junior Club e Mini Club, GF Ferré, Guru Baby Gang, Laura Biagiotti Dolls, Mariella Burani I Bimbi e Popeye, sono le firme che annovera nel portafoglio licenze (Bebebò, Cosa farò da… grande? e Mafrat, i brand di proprietà).
Guida invece la classifica italiana dei licenziatari sulla base del fatturato la carpigiana Spazio Sei Fashion Group, che nel 2003 ha realizzato ricavi per 31,5 milioni di euro e profitti per 1,3 milioni.
Estratto da Fashionmagazine.it del 1/07/05 a cura di Pambianconews