Un tempo le barche da 70 piedi in su le compravano gli arabi, oggi i migliori clienti sono italiani. Non siamo messi così male…»: Norberto Ferretti, 59 anni, presidente di un gruppo leader della nautica italiana (il fatturato dell'anno 2004-2005 sarà attorno ai 630 milioni di euro), con i suoi nove marchi, vede un'altra Italia rispetto a quella che di solito viene descritta dai giornali con il cappio al collo dell'euro e della recessione. Vede e tocca il portafoglio di un Paese opulento, poco approfondito dalle statistiche, dove il superlusso di uno yacht non è più il privilegio concentrato nelle mani di qualche fortunato milionario.
Che cosa accade nel settore?
Le do un numero: quest'anno, con il solo marchio Ferretti, abbiamo consegnato 28 barche lunghe più di 21 metri. La metà sono andate a clienti italiani.
Quale tipo di clienti?
C'è una platea di professionisti, medici, avvocati e notai, che ormai considerano lo yacht come l'automobile di alta cilindrata. Fa parte del loro tenore di vita. Piuttosto, soffriamo con le barche sotto i 12 metri, quelle più economiche.
Il vostro azionista di riferimento è il fondo di private equity Permira. Riporterete la Ferretti in Borsa?
Entro il 2007, spero. Quando con i nostri marchi diventeremo leader della nautica in Europa e potremo avvicinarci a 1 miliardo di euro di ricavi.
Intanto avete oltre 300 milioni di euro di debiti: non sono troppi?
Le banche non sono preoccupate, perché sanno che questi soldi sono serviti a crescere con l'acquisizione di
nuovi marchi.
II 60% dei vostro fatturato è concentrato in Europa: non è rischioso?
Qualche mese fa, ho venduto la prima barca a un cinese. Ma è ancora presto per quel tipo di mercato: servono porti e infrastrutture, poi arriverà il boom. Intanto, ci accontentiamo di una forte domanda di yacht che arriva dalla Russia.
Estratto da Economy del 24/06/05 a cura di Pambianconews