I distretti italiani dell'oreficeria e dell'argenteria non si arrendono: nel 2003 coprivano da soli il 70% della produzione europea con un fatturato di 5,5 miliardi di euro; il consuntivo del 2004 non è ancora disponibile e certamente ha registrato una flessione, ma il problema sembra più esterno che interno al settore.
«Stiamo lavorando tutti per uscire da questa situazione, dice Antonio Zucchi, presidente di Federorafi, il movimento che s'è visto in questi giorni alla Fiera di Vicenza è incoraggiante ma restano sullo sfondo due problemi: il dollaro e i dazi. Sul primo non si può che auspicare un rapporto più equilibrato con l'euro, ma sui dazi ci vuole reciprocità. Per quanto facciamo, aggiunge Zucchi, non potremo mai reggere quando abbiamo condizioni come quelle attuali con la Cina, vale a dire dazi in entrata in Italia peri cinesi del 2,5% e dazi in Cina per i nostri gioielli del 40 per cento».
La reazione degli imprenditori si tocca con mano a giudizio di Tranquillo Loison, presidente degli orafi di Apindustria Vicenza. «Tutti stanno investendo, osserva, molti lo fanno sulla promozione ma molti stanno cambiando faccia alle aziende per renderle più flessibili».
«Non dobbiamo cercare di frenare l'esuberante ascesa di Paesi come Cina, India, Brasile o Russia, ha detto Innocenzo Cipolletta economista e presidente del Sole-24 Ore, ma stimolare la loro crescita perchè diventino da Paesi produttori anche Paesi consumatori interessati ai nostri prodotti. Per ottenere questo, però, dobbiamo essere più flessibili, meno bloccati dalla burocrazia e più incisivi nella lotta ai falsi».
Gli orafi, su quest'ultimo punto, un'arma l'hanno già pronta, si tratta del sistema Lynx, un brevetto della Imin holding che permette di verificare con un Sms in ogni angolo del mondo l'autenticità di un prodotto.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 14/06/05 a cura di Pambianconews