"Era uno dei primi importanti obiettivi che con i colleghi del Consiglio FEDERORAFI ci eravamo dati dalla mia recente nomina ai vertici degli industriali italiani". Così commenta soddisfatto Antonio Zucchi alla notizia ufficiale dell'inserimento del settore dei preziosi nella ristretta lista dei prodotti che potranno beneficiare del Regolamento europeo che renderà, se approvato, obbligatoria la stampigliatura del marchio del Paese di origine almeno sui prodotti di provenienza Extra-UE.
La notizia, che era nell'aria, è giunta ieri da Bruxelles attraverso una lettera che la Commissione ha inviato a E-JAG, l'Associazione Europea degli Orafi presieduta dal Vice Presidente FEDERORAFI, Agostino Roverato che in data 6 maggio, come estremo tentativo e quando i giochi sembravano già fatti (senza la presenza nella lista del settore dei preziosi), aveva risollecitato le Autorità comunitarie a rivedere la loro posizione. "L'azione di pressione su Bruxelles, segnala Roverato, è stata ad ampio raggio, con l'avvallo di Confindustria e del Governo italiano, coinvolgendo anche le associazioni dei produttori orafi di Francia e Spagna e attivando, con la sensibilizzazione di quelle artigiane e delle medie e piccole imprese italiane, anche l'Associazione europea delle medie, piccole e piccolissime imprese (Ueapme)".
Quindi dopo il tessile-abbigliamento, le calzature, la pelletteria, i mobili, le ceramiche e i pneumatici, nella bozza di Regolamento UE è stata inclusa l'oreficeria-argenteria-gioielleria.
"Ora è necessario,prosegue il Presidente Zucchi, che il Regolamento venga approvato definitivamente ed in tempi brevi come ha giustamente sollecitato il Presidente Montezemolo nel suo incontro del 6 giugno con il Commissario Mandelson".
La marchiatura obbligatoria rappresenta infatti il primo importante passo per tutelare le imprese manifatturiere orafe italiane. Altri ne dovranno seguire: quali la lotta alla contraffazione attraverso un'effettiva attività di controllo a livello doganale e sul mercato domestico, la reciprocità di trattamento tariffario sia verso i Paesi OCSE (es.: USA) che, soprattutto, non OCSE (es.: Cina, ma non solo) e l'armonizzazione legislativa all'interno dell'Unione Europea (ancora oggi un gioiello italiano non può essere venduto in molti Stati UE se non dopo ulteriori controlli e marchi!).
Anche la nuova legge di settore, in discussione al Parlamento, deve essere approvata al più presto per salvaguardare le imprese di produzione italiane sempre più minacciate su tutti i fronti e su tutti i mercati da una concorrenza sleale e senza scrupoli proveniente soprattutto da produttori di Paesi fortemente protetti e inavvicinabili. Ancora oggi dazi alti e/o barriere non tariffarie precludono l'accesso dei prodotti orafi italiani ad una quota del 60% di potenziali consumatori mondiali. E' significativo il fatto che l'export di gioielli, che rappresenta i 2/3 dell'intera produzione nazionale, purtroppo, per il quarto anno consecutivo, continui a perdere terreno su quasi tutti i principali mercati con pesanti conseguenze sulle imprese e sulla manodopera.
"Nonostante la negatività dei dati, conclude Zucchi, rimane alta la volontà dei colleghi imprenditori a proseguire negli sforzi quotidiani per rilanciare la propria attività. Come FEDERORAFI, risultati come quelli del marchio di origine UE, che coronano molti mesi di intensi contatti ed iniziative, ci danno ancora più slancio nelle azioni che stiamo progettando e portando avanti in un'ottica di Sistema e quindi sfruttando le sinergie con le altre associazioni orafe e, in ambito confindustriale, con il mondo dell'accessorio moda & persona (calzature, occhialeria e pelletteria). Ci auguriamo che anche le Istituzioni facciano sempre di più quanto di loro competenza a partire da Bruxelles, dal Parlamento, dal Governo e dalle Amministrazioni regionali e locali (soprattutto quelle delle aree orafe). Il made in Italy è un patrimonio italiano che deve essere salvaguardato con azioni condivise, congiunte e coordinate."
Da questo punto di vista, per FEDERORAFI, ben vengano molte delle norme previste nel Decreto Competitività del Governo, mentre desta molte perplessità la recente approvazione presso un ramo del Parlamento della proposta di legge per il marchio volontario "100% Italia" perché introduce ulteriori disposizioni burocratiche per le imprese difficilmente applicabili e, soprattutto, controllabili. Inoltre, se approvato, creerebbe confusione presso il consumatore finale e sottrarrebbe notevoli risorse alla promozione e alla difesa dell'unico riconosciuto marchio nazionale che è il made in Italy apposto secondo i regolamenti comunitari.