Il Paese è fermo, la concorrenza asiatica è pesante, l'euro è troppo forte. Eppure l'industria del legno-arredo continua a crescere, a fare passi avanti in un contesto difficile. Un'industria da 38 miliardi di fatturato nel 2004, in aumento del 2,4% rispetto all'anno precedente. Numeri positivi che il presidente di Federlegno-Arredo, Roberto Snaidero, preferisce giudicare «discreti» nella relazione all'assemblea di ieri a Villa d'Este, a Cernobbio.
«Sul mercato mondiale del mobile, il nostro settore è più orientato all'estero, spiega Snaidero, nel 2004 il nostro export è cresciuto di appena lo 0,8% e dell'1,5% nel macrosettore arredamento. Così, nel giro di pochi anni la quota italiana sul commercio mondiale è scesa dal 12 all'11 per cento». Sono i segni di «un sistema Paese in difficoltà», secondo Snaidero, e quest'anno non è iniziato bene, ma dopo il Salone del mobile sono arrivati i primi segnali di crescita. Le vendite all'estero dell'intero settore legno-arredo l'anno scorso sono comunque salite a 12 miliardi (+1,7%), nonostante il crollo di un mercato chiave come gli Stati Uniti (-11,7%), azzoppati dal dollaro debole. Dall'altro lato, crescono nuovi mercati come Spagna e Russia. E Snaidero sottolinea la forza del settore: «Realizziamo il 15% dell'attivo commerciale, il 5% del valore aggiunto manifatturiero e l'8% degli occupati».
«La politica deve avere rispetto per il nostro lavoro: si è appropriata del valore del made in Italy che è una creazione degli imprenditori, pensa alla rottamazione ma non a migliorare le condizioni di altre aziende manifatturiere», spiega Carlo Guglielmi, presidente di Assoluce, che rappresenta un settore da 2,3 miliardi di ricavi. Poi l'affondo per il commissario europeo Peter Mandelson. «Deve rispettare di più le esigenze dell'Europa di cui è commissario e non della Gran Bretagna di cui è cittadino. Non si può mettere da parte il manifatturiero».
«Non potremo mai puntare su un export di quantità ma fatto di qualità innovazione e design», dice il presidente di Assarredo, Paolo Boffi. L'innovazione è essenziale ma deve essere a 360 gradi, secondo il vicepresidente di Confindustria per Impresa e territorio, Emma Marcegaglia. Attraverso logistica, alleanze con fornitori e subfornitori, strategie comuni sui mercati esteri.
L'aiuto alla competitività immaginato da Marcegaglia può venire dai tagli all'Irap, dalla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e da meccanismi per incoraggiare l'aggregazione tra imprese. «C'è da superare l'individualismo, ma la leva fiscale sarebbe una grande spinta».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 8/06/05 a cura di Pambianconews