Accelerare le procedure, rafforzare l'azione repressiva sul campo, favorire l'informazione e soprattutto mettere d'accordo tanti soggetti diversi, ciascuno dei quali ha il suo pezzetto di competenza su questa delicatissima materia. È un ruolo tutt'altro che facile quello affidato all'Alto commissario per la lotta alla contraffazione dal decreto sulla competitività. Dovrà vedersela al tempo stesso con le grandi organizzazioni criminali e con le lentezze della burocrazia. La ragione per cui la materia venne assegnata a un Comitato nazionale, con la Finanziaria del 2004, è proprio il salto di qualità verificatosi negli ultimi anni nel fenomeno della falsificazione dei marchi commerciali.
«Un tempo» spiega il viceministro delle Attività produttive, Adolfo Urso, «la contraffazione era opera di organizzazioni più o meno improvvisate, che operavano all'interno delle singole nazioni. Ora si tratta di una vera e propria industria, che si muove su grande scala e quasi sempre a livello internazionale. Dunque bisogna adeguare il livello della risposta».
I ministeri coinvolti in questa partita, effettivamente, sono molti, sette in tutto: le Attività produttive, anzitutto, poi Economia, Politiche agricole, Interno, Politiche comunitarie, Esteri, Giustizia. La speranza è che il nuovo arrivato riesca finalmente a mettere in moto una fattiva collaborazione fra tutti questi soggetti per smascherare i marchi fasulli che riempiono in modo sempre più copioso vetrine e bancarelle d'Italia. «La situazione è grave» spiega ancora Urso «in particolare in due settori: il tessile, dove la minaccia viene soprattutto dalla Cina, e l'alimentare, i cui marchi sono contraffatti frequentemente in Sud America».
Estratto da Economy del 13/05/05 a cura di Pambianconews