Lo stato di salute del made in Italy si fa sempre più delicato. In particolare soffrono tessile e pelletteria. L'allarme arriva dai dati resi noti ieri dall'Istat sulla produzione del mese di marzo, in base ai quali l'industria del tessile e dell'abbigliamento ha perso l'11%, dopo aver archiviato il primo trimestre 2005 con una flessione del 7% rispetto allo stesso periodo del 2004.
«Il calo della produzione del tessile-abbigliamento accentua le preoccupazioni che avevamo già manifestato dopo le rilevazioni effettuate a fine febbraio», hanno precisato Tito Burgi, presidente dell'Associazione tessile italiana, e Paolo Zegna, presidente di Sistema moda Italia.
«Questi dati non possono non preoccupare anche perché non sono certo imputabili a meri fattori congiunturali. In un contesto di crescita spropositata delle importazioni europee dalla Cina, le aziende italiane si sono infatti viste sottrarre molti spazi di manovra, principalmente a causa dei prezzi ridicoli praticati dalle imprese cinesi». E, in attesa, delle nuove misure di salvaguardia europee, i conti continuano a non tornare.
Estratto da Finanza&Mercati del 13/05/05 a cura di Pambianconews