Non è Doctor Jekyll e Mister Hide Luigi Maramotti. Ma come il padre Achille, scomparso in gennaio, è un uomo dalla personalità complessa. Tocca a lui ora guidare assieme a un'azienda colosso anche le principali attività finanziarie della famiglia. La fabbrica costruita nel 1951 e divenuta un marchio mondiale della moda, non solo abiti, ma profumi, occhiali.
Negli ultimi anni due stabilimenti hanno chiuso i battenti: la piccola Manifattura Novellara (50 addetti) e la più rilevante Commerciale Abbigliamento (350 dipendenti). Gran parte del personale, però, è stato riassorbito negli altri stabilimenti del gruppo: Manifattura San Maurizio, Marina Rinaldi, Manifattura Nord (di proprietà di Ludovica), Imax (di cui è amministratore delegato Giuseppe Prezioso, marito di Ludovica, ex presidente degli Industriali di Reggio), Marella.
Se regge alla sfida globale, Max Mara, è anche perché un po' «cinese» lo è sempre stata. Produceva alle Mauritius e in Cina quando la parola delocalizzazione non era stata ancora inventata. E i sindacati hanno tanto spazio quanto a Shangai. «Il gruppo è forte anche grazie al ricorso massiccio a lavorazioni per conto terzi e producendo anche in giro per il mondo» dice Gregorio Villirillo, capo dei tessili della Cgil.
Estratto da Affari & Finanza del 3/05/05 a cura di Pambianconews