«Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto decine di offerte da parte di operatori di private equity. Siamo disponibili ad aprire il capitale a un azionista di minoranza, con una quota attorno al 30%, che ci accompagnai fino alla quotazione in Borsa, che è nelle previsioni, ma non prima di un anno, nel 2007. Per ora, il discorso è prematuro: per prima cosa, dobbiamo finire ciò che abbiamo iniziato». Ernesto Gismondi, presidente del gruppo Artemide, leader nell'illuminazione, da diversi anni ha annunciato di voler sbarcare a Piazza Affari, ma la situazione dei mercati finanziari, prima, e la cattiva congiuntura economica, poi, hanno ritardato i piani. Artemide è pronta a far entrare un gruppo finanziario non appena il piano di sviluppo dell'azienda sarà definito in ogni dettaglio.
Dottor Gismondi, la Borsa dovrà attendere ancora oltre un anno. E nell'immediato cosa farà Artemide?
La società ha chiuso il 2004 in sostanziale pareggio dopo un buon andamento delle vendite: in questi primi tre mesi l'incremento degli ordini è dell'11%. L'azienda ha ripreso a crescere: merito anche di un manager come Massimo Manelli, arrivato da Motorola. Abbiamo lavorato sul contenimento dei costi di prodotto e di manodopera: le nostre fabbriche sono dislocate tra Francia, Germania, Ungheria e Repubblica Ceca. E siamo presenti anche negli Usa.
Avete risentito della congiuntura sfavorevole dal 2001 in poi?
Dall'attacco alle Torri gemelle, i fatturati nel settore hanno cominciato a diminuire e anche per noi non è stato semplice. Negli ultimi mesi stiamo cominciando a risalire la china. Il fatturato consolidato nel 2004 è di 93 milioni, rispetto agli 87 dei 2003. L'esercizio è stato chiuso in sostanziale pareggio.
Quanto si sente la concorrenza della Cina nell'arredamento?
È il più importante mercato del mondo, con 200 milioni di ricchi: quindi è fondamentale essere presenti con centri di produzione. Il Paese si sta occidentalizzando nelle grandi città. Abbiamo un ufficio a Shanghai: dopo una lunga attesa per le approvazioni, abbiamo 120 famiglie di modelli a norma cinese. Abbiamo fatto gli impianti di illuminazione del circuito di Formula 1 di Shanghai e stiamo trattando per una show-room, sempre in città, a fianco di quello Ferrari.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 16/04/05 a cura di Pambianconews